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Come risparmiare sulle commissioni con il Pos senza banca

29.11.2024

Come risparmiare sulle commissioni con il Pos senza banca

29.11.2024

Come risparmiare sulle commissioni con il Pos senza banca

In passato il concetto di Pos senza banca poteva apparire utopico. Ma ad oggi c’è piena consapevolezza che il Point of sale può essere fornito da un istituto bancario, ma anche da una società indipendente.

Nell’immaginario comune i Pos della banca sono quelli usati negli esercizi commerciali grandi, con fili, collegati al telefono e strettamente connessi all’istituto di credito nel quale il retailer dispone già del suo conto.

In realtà, è una visione che rischia di non tenere il passo con il presente. Non solo esistono terminali Pos di ultima generazione messi a disposizione dalle banche, ci sono sul mercato soluzioni molto più innovative, che consentono ad esempio di trasformare tablet e smartphone in terminali di pagamento, senza hardware supplementare.

Le differenze tra Pos con banca e Pos senza banca 

Tornando a parlare di Pos, inteso come terminale anche hardware, possono essere definiti senza banca quei dispositivi mobili (lettori di carta, ndr), non vincolati da una linea fissa o remota, che funzionano con connessione internet Wi-Fi o con SIM, e che consentono di accettare transazioni in contesti diversi (dal chiosco dell’edicola alla fiera di paese, dal negozio allo studio del libero professionista).

Rientra nell’accezione “senza banca” anche un Pos fornito da una società indipendente che consenta di accettare tutti i pagamenti elettronici e che permette di attivare più profili bancari su cui instradare i pagamenti (come AMoneyPay di Argentea).

I Pos senza banca non richiedono inoltre l’apertura di conti dedicati, quindi già a monte azzerano questo tipo di costo.

Quando si decide di adottare un Pos, bisogna valutare la tipologia di business che si conduce, e le esigenze anche in termini di spese, tanto più se a compiere la scelta è un piccolo retailer.

Quali sono i costi a cui guardare?

Sicuramente quelli legati alle commissioni per transazioni, ma anche i canoni mensili o annuali per utilizzare il terminale. Quest’ultimo infatti può essere noleggiato, e va manutenuto e aggiornato anche al fine di garantire la sicurezza dei dati e la correzione di anomalie.

Da mettere in conto ci sono anche eventuali spese legate al recesso o alla disinstallazione.

Infine, occhio anche al tema commissioni, laddove vengano effettuate transazioni con carte emesse da istituti esteri, e alla presenza di vincoli di transazione minima mensile.

Pos senza banca o no: come scegliere

L’errore da non fare, quando si sceglie un Pos, è generalizzare: bisogna mettere a confronto le offerte dei singoli fornitori (banche comprese), al fine di avere un quadro esaustivo che tenga conto di costi di installazione, canone mensile, commissioni percentuali sul transato, costi di disinstallazione, costi per storno, ecc.

Certo, che il tema commissioni in ambito bancario esista è un dato di fatto. Non a caso, l’ABI (Associazione Bancaria Italiana), nel luglio del 2023, ha definito assieme ad altri soggetti un “Protocollo d’intesa per la mitigazione, la maggiore comprensibilità e comparabilità dei costi di accettazione di strumenti di pagamento elettronici”.

Nello specifico, l’ABI e l’APSP (Associazione Italiana Prestatori di Servizi di Pagamento) si impegnavano a invitare i propri associati a promuovere iniziative commerciali nei confronti degli esercenti, per ridurre l’impatto dei costi delle transazioni di basso valore, cioè di importo non superiore a 30 euro.

In particolare, “tali iniziative commerciali dovrebbero essere significativamente competitive per quanto riguarda le transazioni di importo unitario almeno fino a 10 euro” scriveva l’ABI.

Nel confronto tra Pos, il tema costi non è irrilevante e potrebbe far propendere l’esercente, soprattutto il piccolo retailer, per quello senza banca laddove si vogliano evitare i costi fissi di gestione (contando anche che i lettori di carta generalmente si comprano, non si affittano).

I costi di transazione esistono anche nei Pos senza banca, ma in questo caso la valutazione va fatta confrontando i singoli provider.

Anche il tema dell’assorbimento delle spese legate al Pos è rilevante. Ma, laddove non ci fossero volumi di transazioni importanti, perché non scegliere soluzioni più vantaggiose senza banca?

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Il tuo POS è sicuro? Rischi, tecnologie e best practice per proteggersi

14.11.2024

Il tuo POS è sicuro? Rischi, tecnologie e best practice per proteggersi

14.11.2024

Il tuo POS è sicuro? Rischi, tecnologie e best practice per proteggersi

Un Pos sicuro è un elemento indispensabile per rafforzare la confidence degli utenti nel pagamento elettronico.

I numeri dei pagamenti digitali con carta, infatti, continuano a crescere: hanno toccato la quota di 233 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2024, segnando un +8,6 rispetto al medesimo periodo un anno fa. Lecito pensare che gli utenti, oltre a comodità e velocità, associno una percezione di affidabilità e sicurezza all’intero processo di transazione cashless.

Ma il Pos, inteso come terminale di pagamento, è sempre sicuro? Le cronache restituiscono, talvolta, episodi poco incoraggianti che potrebbero preoccupare i consumatori. Un Pos non sicuro può costituire una minaccia per la sicurezza dei dati trattati; un vettore di frode; un elemento che incrina il legame di fiducia tra merchant e cliente.

Il Pos, infatti, può essere violato o alterato per scopi fraudolenti. L’esercente deve quindi mettere in atto le giuste misure per evitare danni alla sua reputazione, al suo business, e naturalmente ai clienti.

I potenziali fattori di rischio per il Pos

Quando il Pos diventa non sicuro? Quali sono le possibili truffe che potrebbero trarre in inganno clienti ed esercenti stessi?

Una truffa molto citata è quella dello skimming, che avviene quando un dispositivo esterno (es: pellicole sul tastierino, Pin pad falso) viene aggiunto a un sistema di pagamento per scopi fraudolenti, come la clonazione della carta e il salvataggio del codice Pin associato. Si tratta tuttavia di una tipologia di truffa più complicata da attuare in negozio, viene spesso citata infatti a proposito dei bancomat e di Pos installati in specifici contesti. Tuttavia, è la prova che non va sottovalutata la presenza di anomalie sui terminali di pagamenti.

Più comune invece è il rischio di malware. Da anni tra le minacce figura il malware Prilex: nato per colpire gli sportelli bancari, è arrivato a rappresentare un incubo anche per i Pos, riuscendo, nella sua ultima versione a “bloccare le transazioni contactless near-field communication (NFC) sui dispositivi infetti”. Quando questo accade, le vittime sono indotte a introdurre fisicamente le carte di credito/debito all’interno del pad da cui il codice malevolo esfiltra i dati per la transazione, manipolando i crittogrammi.

Truffe di questo tipo sono un grosso rischio per la reputazione dell’esercente che, pur essendo la prima vittima dell’attacco, potrebbe perdere credibilità agli occhi dei propri clienti.

Pos sicuro: la tutela passa dalla cybersecurity

Nonostante i rischi, è bene ricordare che il pagamento tramite Pos non è di per sé pericoloso.

In primis perché il dispositivo, proprio come altri device con una componente hardware e software, può essere protetto con soluzioni di cybersecurity (alcune sono pensate ad hoc per il settore retail).

I Pos possono essere sottoposti ad assessment ciclici per identificare e analizzare le vulnerabilità che li rendono penetrabili. In tal modo, è possibile capire chi o cosa minaccia il Point of Sale e provvedere con l’aggiornamento di specifiche patch. Il Pos, inoltre, è fornito da un provider che è tenuto a dare garanzie anche in termini di sicurezza, affidabilità e rispetto della compliance di specifici standard.

Pos sicuro: prassi semplici ed efficaci per retailer e ristoratori

Il commerciante deve in ogni caso mettere in atto misure semplici ma essenziali per garantire ai clienti un Pos sicuro. Ecco un recap di quelle più importanti.

  • Per poter accettare le transazioni, il Pos è connesso alla rete. Bisogna quindi garantire che la connessione a Internet sia inviolabile. Inoltre, meglio separare la rete a cui sono collegati i dispositivi Pos da quella destinata ai clienti.
  • L’accesso a funzionalità di configurazione e amministrazione dei Pos va protetto con password sicure, aggiornate periodicamente, e di cui sono a conoscenza solo le persone destinate a utilizzarlo. Bisogna ragionare come per qualsiasi altro dispositivo, evitando che persone non autorizzate possono avere accesso al setup delle impostazioni, una porta di accesso per installare i malware.
  • In alcuni contesti potrebbero essere presenti più Pos, perché, ad esempio, ci sono più casse. Bisogna tenere sotto controllo tutti i dispositivi per evitare smarrimenti, monitorando anche elementi accessori (cavi, connettori) e riservando ai device uno spazio sicuro, protetto e inaccessibile quando l’attività non è operativa.
  • La possibilità che dispositivi esterni vengano aggiunti al Pos per scopi fraudolenti deve spingere l’esercente a controllare che non siano presenti segnali di manomissione o caratteristiche anomale.

Infine, anche i dipendenti vanno formati e allenati a un uso corretto del Pos e a un atteggiamento proattivo in materia di sicurezza e tutela dei dati.

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Come abilitare il Pos del tuo ristorante al pagamento da smartphone

08.11.2024

Come abilitare il Pos del tuo ristorante al pagamento da smartphone

08.11.2024

Come abilitare il Pos del tuo ristorante al pagamento da smartphone

L’ascesa degli alternative payments e il crescente trend del pagamento da smartphone sono, per gli esercenti della ristorazione, un fenomeno con cui fare i conti, ma anche un’ottima opportunità per innovare e guardare avanti.

Accettare nuove modalità di elaborazione delle transazioni  equivale, infatti, ad aprirsi a nuovi target e nuove modalità di ingaggio con la clientela e, al tempo stesso, facilitare la vita di dipendenti e collaboratori.

Con il giusto Pos, è possibile cavalcare questa evoluzione senza complicazioni: vediamo come.

Pagamento da smartphone: un plus nella relazione con i clienti

Nell’ambito della crescita dei pagamenti digitali nella ristorazione, il fattore da non perdere di vista è la tendenza a fare a meno delle carte, appoggiandosi a dispositivi come smartphone o smartwatch per pagare. Se gli italiani che utilizzano il telefono per effettuare l’ultimo passaggio della customer journey sono oltre sette milioni, non resta che adeguarsi.

Un discorso che vale per tutti gli attori, grandi e piccoli. L’esercente, infatti, anche in contesti piccoli e laterali, deve tener conto dei bisogni dell’utenza, quella più competente a livello digitale (giovani, professionisti) e quella che, come nel caso dei turisti, può arrivare da contesti dove, rispetto allo scenario italiano, la penetrazione dell’innovazione nel sistema dei pagamenti è ancora più pervasiva.

Ma non c’è da temere: abilitare il Pos del proprio ristorante al pagamento da smartphone è un processo semplice.

Pagamenti da smartphone: il QR Code 

Quali sono i pagamenti da smartphone che l’esercente deve accettare?

In primo luogo, c’è quello in modalità A2A, ovvero account to account, che permette al cliente di inviare denaro all’esercente, direttamente dal suo conto senza dover utilizzare la carta o digitare importi.

In che modo? Scansionando un QR Code, che sarà esposto in cassa o generato sul display del Pos dall’esercente al momento del pagamento. Il cliente, inquadrandolo con l’app del suo servizio di pagamento mobile/banca, potrà avviare la transazione con una semplice conferma.

AMoneyAP: la soluzione semplice per pagare con QR Code

Consentire un pagamento di questo tipo non richiede necessariamente l’utilizzo di altri dispositivi: esistono soluzioni per integrare nel proprio Pos un modulo dedicato in modo semplice e fluido.

È proprio questo che fa AMoneyAP di Argentea, la soluzione che consente di predisporre sul terminale il QR Code per effettuare il pagamento con il metodo alternativo preferito.

Le applicazioni per il trasferimento di denaro sono infatti varie: in alcuni casi, l’utente utilizzerà direttamente l’app del servizio (Satispay, Bancomat Pay), in altri casi, potrebbe usare anche quella della banca.

La forza di un modulo flessibile come AMoneyAP è quella di accettare i più diffusi tipi di pagamento alternativo, venendo incontro alle diverse esigenze del cliente, tramite un solo Pos. Non solo: grazie a questo strumento versatile, non è necessario nemmeno esporre in cassa i singoli QR Code associati ai diversi player.

Pagamenti alternativi per il Pos: non solo QR Code

Il QR Code è sicuramente una della modalità di pagamento alternativo più veloci e funzionali, soprattutto con un modulo integrato che permette una transazione immediata, senza necessità per il cliente di ricercare il merchant o digitare manualmente importi nell’app.

Tuttavia, i pagamenti via smartphone semplificano la vita del ristoratore anche laddove il cliente scegliesse di utilizzare un’app che funziona come wallet, quindi di fatto un portafoglio digitale che memorizza le info della carta. In questo caso, il pagamento viene abilitato avvicinando lo smartphone al terminale, grazie alla tecnologia NFC integrata nel telefono, proprio come se si trattasse di una carta contactless.

Infine, è utile ricordare che pagare con lo smartphone è possibile anche quando in ballo ci sono i buoni pasto elettronici, ovvero quando il ticket viene caricato nella app, per consentire al cliente di usare il benefit aziendale in forma digitale.

Un esempio ulteriore e complementare dell’importanza, per il ristoratore, di potenziare il Pos e renderlo pronto davvero a ogni evenienza.

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Mobile payment senza pensieri: i vantaggi di una soluzione integrata

04.11.2024

Mobile payment senza pensieri: i vantaggi di una soluzione integrata

04.11.2024

Mobile payment senza pensieri: i vantaggi di una soluzione integrata

Grazie al mobile payment, milioni di italiani hanno imparato a fare a meno del cash, ma anche della carta. Oggi lo smartphone può assolvere alla funzione di portafoglio digitale e consentire di concludere in maniera semplice e intuiva la fase di check-out, in presenza o da remoto.

La diffusione dei pagamenti digitali in negozio  continua a crescere, e si tratta di una modalità particolarmente popolare tra i giovani. I merchant non hanno scelta: per non restare indietro, bisogna adeguare il proprio POS per accettarli.

Mobile payment: un fenomeno in crescita

Stando ai dati dell’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2023 il transato mobile payment in negozio valeva 29 miliardi di euro (cifra che somma pagamenti da smartphone e wearable devices, come lo smart watch), con una crescita del +78% rispetto al 2022.

Cos’è e come funziona il mobile payment? 

Ma come funzionano i pagamenti da smartphone?

Il concetto di mobile fa riferimento al fatto che il pagamento avviene tramite dispositivo, ma, in ogni caso, si appoggia sempre ai dati della carta o del conto corrente del cliente.

Questi dati vengono inseriti precedentemente dal cliente in un’app o in un wallet, scelto in base alle sue esigenze e alle specifiche del suo dispositivo. Sono numerosi i wallet digitali disponibili, alcuni dei quali sono specificamente disegnati per un determinato ecosistema (Android, iOS, ecc).

Al momento del pagamento, i dati della carta o del conto sono trasmessi al POS abilitando la transazione, che sarà effettuata immediatamente. Questo può avvenire attraverso due diverse tecnologie: QRcode, o NFC (Near Field Communication).

Nel primo caso, l’operatore di cassa mostrerà al cliente sul display del terminale POS un QRcode  generato automaticamente, e basterà inquadrarlo con il dispositivo tramite la relativa app e autorizzare l’operazione.

In alternativa, la comunicazione tra terminali di pagamento può avvenire anche tramite tecnologia NFC, che utilizza la comunicazione wireless a breve distanza – la stessa utilizzata dalle carte contactless.

Pagamento da smartphone: come accettarli dal POS?

La varietà dei player che opera nell’ambito del mercato dei pagamenti da dispositivi mobili è sicuramente un vantaggio per gli utenti, che godono di più scelta. Al tempo stesso, deve essere un incentivo per il merchant a soddisfare i diversi target senza complicarsi la vita, tramite un POS unico in grado di accettare diverse soluzioni.

Non sarà quindi necessario avere diversi strumenti per accettare i diversi tipi di applicazione (mobile wallet, app di banche, ecc): un solo modulo può abilitare il POS a riconoscere più tipologie di alternative payments (macrocategoria a cui afferiscono i pagamenti da smartphone e wearable).

Un esempio, in casa Argentea, è il modulo AMoneyAP che consente di accettare Satispay, AmazonPay, BancomatPay, WeChatPay, Alipay, Tinaba.

Mobile payment: perché oggi è una scelta obbligata

La pervasività dell’utilizzo dello smartphone spinge oggi il merchant a mettere a disposizione del cliente questa opzione di pagamento, o rischiare di perdere potenziali acquisti. L’aggiornamento del sistema POS è il primo passo: bisogna tener conto di tutti gli aspetti, tecnici ma non solo (conformità normativa, privacy), che rendono l’esperienza di pagamento  qualitativa, veloce e sicura.

Milioni di italiani si affidano al mobile payment per gli acquisti, in ambiti molto diversi: ristorazione, servizi alla persona, commercio al dettaglio ma anche consegne, distributori automatici e chioschi. Anche i professionisti possono accettare pagamenti per le proprie prestazioni con questa modalità.

Certo, alcuni clienti potrebbero non aver ancora abbracciato questa modalità di pagamento. Tuttavia, non accettare il mobile payment equivale a ignorare tutto il target giovane e digitalmente competente che ha cominciato a pagare in digitale proprio con lo smartphone.

Insomma, per esercenti grandi o piccoli che sia, è un’opportunità da non farsi sfuggire.

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Come implementare in cassa il pagamento con QR Code

04.11.2024

Come implementare in cassa il pagamento con QR Code

04.11.2024

Come implementare in cassa il pagamento con QR Code

Il pagamento con QR Code è una delle modalità preferite dai consumatori che scelgono, in particolare in negozio, di saldare cashless e touchless.

Negli ultimi anni, diversi eventi hanno contribuito alla generale popolarità del codice a barre quadrato. Pensiamo al periodo della pandemia, quando era l’unico tool a disposizione per consultare il menù di un ristorante.

Applicando all’ambito dei pagamenti la capacità del QR Code di veicolare informazioni utili, il suo potenziale si è manifestato appieno.  

La sua ascesa come strumento per avviare e concludere una transazione è strettamente connessa alla forte affermazione dei pagamenti tramite dispositivi mobili.

Sempre più persone infatti usano il cellulare per pagare, senza più estrarre la carta, ormai virtualizzata. A volte basta cliccare su un collegamento ipertestuale (come nel caso Pay by Link), altre inquadrare un QR Code.

Come funziona il pagamento con QR Code? 

Il QR Code (Quick Response Code) è un codice a barre a risposta rapida che offre informazioni, fisse o aggiornabili, che vengono decifrate da un lettore/scanner.

Quando il QR è utilizzato per contenere info utili a elaborare un pagamento, lo scanner le decodifica come tali e porta l’utente a compiere pochi passaggi (solitamente un’approvazione tramite codice pin o riconoscimento biometrico) per concludere la transazione.

Il merchant che accetta pagamenti alternativi deve quindi mettere a disposizione dell’utente quest’opzione. In che modo? Generalmente, partendo dal Pos.

Come offrire al cliente il pagamento con QR Code?

Come abbiamo più volte raccontato, non è necessario possedere molteplici dispositivi Pos per accettare diverse tipologie di pagamento. Ma è fondamentale rendere il Pos uno strumento flessibile per offrire al cliente la sicurezza di poter saldare il conto come preferisce.

In questo caso, l’esercente dovrà generare un QR Code, affinché l’utente possa scansionarlo con l’app della banca, del wallet o del servizio che utilizza per effettuare pagamenti mobili.

Ci sono diversi modi per accettare pagamenti tramite QR Code.

Il lettore QR Code integrato nel Pos

Partiamo dal Pos classico, inteso come strumento che combina software e hardware, e quindi dai pagamenti che avvengono in cassa.

Il merchant può generare il QR Code grazie all’integrazione di un modulo dedicato, che permetterà di predisporre sul display del Pos il codice da mostrare al cliente al momento del check-out. Un esempio di questo approccio è AMoneyAP di Argentea, che consente di accettare questa e molte altre tipologie di pagamento alternativo.

Inquadrando il QR Code direttamente sul Pos, il cliente non avrà bisogno di svolgere alcuna operazione, come ricercare il merchant da un elenco o inserire manualmente importi. Sarà l’app a leggere i dati codificati e a immettere in automatico quelli di pagamento.

L’utilizzo di app

In assenza di un Pos fisico, il codice può anche essere generato dall’app del provider che l’esercente ha scelto per i servizi di pagamento, e che offrirà l’elaborazione del QR Code tra le opzioni in menù.

Questa casistica è rilevante principalmente per situazioni di pagamento al di fuori di un’attività “fissa”, come per esempio fiere o bancarelle.

L’alternativa analogica

A fronte di diverse esigenze, il QR Code può essere anche stampato ed esposto alla cassa, in chiave phygital.

Sebbene meno pratica, questa opzione può essere utile in particolare laddove i pagamenti siano reiterati (palestre, associazioni, ecc).

Il QR code è anche online

Vale la pena ricordare, per quelle attività che hanno canali e-commerce, che anche un sito web può offrire ai clienti, tra le varie alternative di pagamento, un codice QR presente nella pagina del check-out. Ai clienti basterà scansionarlo per evitare di inserire i dati della carta di credito.

Perché offrire il pagamento con QR Code conviene?

Offrire al cliente la possibilità di pagamento con QR Code è fondamentale per ogni attività che vuole stare al passo con i bisogni dell’utenza.

Inoltre, la semplicità e la velocità di questo metodo di pagamento sono due vantaggi notevoli per l’utente, ma anche per il commerciante, che ottiene un surplus competitivo ogni qual volta riduce i tempi e offre una customer experience più fluida.

Se l’opzione di pagamento via QR Code è utilizzata anche in ambiti più burocratici, come i pagamenti alla pubblica amministrazione, come possono farne a meno in cassa il retail e la ristorazione?

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Come garantire la compliance del Pos: normative e requisiti di sicurezza

04.11.2024

Come garantire la compliance del Pos: normative e requisiti di sicurezza

04.11.2024

Come garantire la compliance del Pos: normative e requisiti di sicurezza

Quando si parla di compliance si fa riferimento a quell’insieme attività che garantiscono l’aderenza a normative, standard e best practies che interessano uno o più aspetti della vita di un’attività economica.

Perché è necessario tutelare i dati

La compliance del Pos rientra nel più generale tema della sicurezza dei pagamenti, intesa come l’insieme di tutte le prassi che consentono di proteggere le transazioni finanziarie da violazioni di dati, frodi e accessi non autorizzati.

Attività molto eterogenee sono tenute a governare un tema complesso ed essenziale come la protezione delle informazioni sensibili dei clienti. In ballo c’è quanto di più prezioso, ovvero la fiducia della propria “customer base”.

Ecco perché in primis è fondamentale che ci sia la massima consapevolezza su quali sono i dati trattati e da proteggere e le prassi da evitare in assoluto (trasmissione di dati a soggetti non autorizzati, memorizzazioni non consentite, ecc).

Le organizzazioni che consentono pagamenti elettronici – siano esse aziende di e-commerce, negozi fisici, player del settore ospitalità- devono garantire la compliance del Pos.

Quest’ultimo si è evoluto nel tempo, e non è più inteso solo come un terminale hardware fisso, presentandosi anche in modalità mobile o virtuale.

Cosa è il PCI-DSS

Ma, in qualunque forma si presenti, per garantirne la compliance vanno rispettati gli standard PCI-DSS (Payment Card Industry Data Security Standard).  Si tratta di un insieme di linee guida e requisiti di sicurezza che consentono alle aziende di elaborare, archiviare e trasmettere informazioni relative a carte di credito in un ambiente sicuro. Lo standard è pubblicato da un organismo indipendente, PCI Security Standards Council, creato dai principali marchi di carte di credito.

Semplificando il più possibile, rispettando Payment Card Industry Data Security Standard, si può: costruire e mantenere un network sicuro; proteggere i dati dei possessori di carta; gestire un programma di vulnerability management; implementare misure di forte controllo in fase di accesso; testare e monitorare regolarmente le reti; avere una policy di information security che indirizza tutto il personale.

Ma perché il titolare di un’attività che utilizza un Pos dovrebbe preoccuparsi della compliance allo standard PCI-DSS? Non basta semplicemente collaborare con fornitori di servizi di elaborazione dei pagamenti conformi alle norme PCI DSS?

Il ruolo degli esercenti

Il rispetto degli standard citati riguarda tutti i soggetti coinvolti in una transazione (acquirenti, autorità emittenti, fornitori di servizi, esercenti, ecc).

A chiedere agli esercenti di certificare la loro conformità agli standard PCI – DSS, in relazione a determinate categorie di appartenenza, e al netto di esenzioni, sono infatti i circuiti internazionali.

L’accertamento della conformità allo standard avviene attraverso la compilazione di documenti appositi (tramite autocertificazione o rivolgendosi a un soggetto qualificato a rilasciare la certificazione, che creerà quindi un report e un attestato di conformità). La grandezza dell’azienda e l’ampiezza del volume di transazioni gestito ogni anno può incidere sulle modalità di scelta dell’accertamento della conformità.

Alcune aziende che offrono carte e sistemi di pagamento propongono, a tal fine, programmi che supportano gli esercenti nei passaggi necessari a ottenere la certificazione allo Standard PCI –DSS.

Tuttavia, anche nei casi in cui l’esercente utilizzi un servizio Pos o un gateway di pagamento di sua proprietà o fornito da terzi, o non si avvalga della consulenza del provider in materia di certificazione, lo strumento deve essere ugualmente omologato e rispettare gli standard di settore e le regole stabilite dai Circuiti (e tali restano gli obblighi in materia di certificazione, ndr).

Una costante evoluzione

Posto però che il Pos non è più solo il terminale elettronico collocato presso gli Esercenti, come garantire la compliance?

Come sottolineava un’analisi in merito, “la progressiva smaterializzazione del terminale Pos è strettamente legata all’evoluzione degli standard PCI-DSS, che non solo stabiliscono requisiti di sicurezza, ma abilitano anche nuove funzionalità, in grado di cambiare radicalmente il modo in cui le transazioni avvengono”. Detto altrimenti, non solo lo standard evolve per assicurare la tutela ma di fatto è fattore che abilita nuove vie all’uso del Point of Sale.

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Compra ora paga dopo nel tuo ristorante: pro e contro del BNPL

07.10.2024

Compra ora paga dopo nel tuo ristorante: pro e contro del BNPL

07.10.2024

Compra ora paga dopo nel tuo ristorante: pro e contro del BNPL

Il Buy Now Pay Later (BNPL) può rappresentare un’alternativa credibile e vantaggiosa anche nell’ambito della ristorazione?

La domanda è legittima, a fronte di alcuni fenomeni che offrono uno spunto di riflessione in questo senso. Secondo i dati del Rapporto 2024 Censis/Italgrob, 14 milioni di italiani in corso d’anno, a causa dell’inflazione, hanno dovuto rinunciare una o più volte a recarsi presso locali del fuori casa”.

Rialzo dei prezzi e minore disponibilità economica sono tra le principali cause della rinuncia. Per i ristoratori non è certo una buona notizia.

Ma il Buy Now Pay Later può fare la differenza.

Buy Now Pay Later: cos’è, e si può usare in un ristorante?

IL BNPL è un’opzione di pagamento che consente al cliente di pagare subito soltanto una parte del totale, e saldare l’intero importo successivamente, in più rate. La cifra restante viene addebitata sul conto o sulla carta che viene indicata da chi paga al momento dell’acquisto.

I consumatori scelgono sempre più spesso quest’opzione quando comprano online sui siti e-commerce, dove è ormai una scelta disponibile per diverse categorie merceologiche. Anche l’ambito food non fa eccezione, come dimostrano alcune sinergie tra leader globali di ambito fintech e food company al fine di offrire ai consumatori questa alternativa (perlopiù nel settore delivery).

Sebbene non sia ancora una pratica diffusa, il Buy Now Pay Later può essere implementato anche per il pagamento in presenza al ristorante. Dal punto di vista tecnico, per abilitarlo è sufficiente che il ristoratore si affidi ai fornitori di questo servizio per integrare l’opzione tra le altre consentite al momento del checkout.

Ma quali vantaggi e quali rischi si profilano?

BNPL per i ristoratori: i benefici

Per prima cosa, è importante fare una precisazione: concedere al cliente di pagare in più rate non significa incassare dopo. Con la formula BNPL, il ristoratore ottiene infatti l’intero importo immediatamente, senza che il flusso di cassa ne risenta. Sarà il provider finanziario ad anticipare la parte d’importo che il cliente verserà in seguito.

I benefici di questa soluzione sono diversi.

  • Nuovi clienti. Un ristoratore punta sempre ad allargare il bacino degli avventori. La possibilità di farlo superando un problema classico, come quello del budget limitato di alcuni target, ben esemplifica i vantaggi del Buy Now Pay Later, in particolare nei contesti dove il prezzo delle portate è più alto.
  • Più fedeltà. L’attenzione alle esigenze dei clienti, in particolare quelle finanziarie, rappresenta un ottimo modo per rafforzare il bond con gli utenti e per promuovere anche un’immagine più innovativa del ristorante.
  • Non solo cene. Consentendo di rateizzare l’importo, il ristoratore potrebbe attirare un target interessato a eventi e festeggiamenti, con la chance, quindi, di incassare transazioni più importanti per volume.
  • Nuove opportunità. Con un fatturato maggiore, dovuto a nuovi clienti o ordini più importanti, il ristoratore ha la possibilità di investire in altri aspetti dell’attività.

BNPL per i ristoratori: i potenziali pericoli

Ma non esistono solo opportunità. E il ristoratore deve riflettere sui fattori di rischio.

  • Il peso delle commissioni. Il ristoratore ottiene subito il pagamento ma i fornitori di servizio BNPL addebitano commissioni sulle transazioni. Meglio farsi qualche domanda, se valga la pena o no dare ai clienti un servizio che ha comunque un costo lato merchant sul fronte del profitto.
  • Il ruolo del provider. Affidare a terzi un servizio, significa delegare la complessità, anche quella gestionale. Molti servizi puntano a offrire al merchant un’esperienza qualitativa sul piano finanziario anche sul fronte degli aspetti amministrativi e della protezione da frodi e insoluti. I problemi del provider però – siano essi di natura tecnologica o finanziaria- potrebbero impattare sull’attività del ristorante, nello scenario peggiore.
  • Il possibile danno di immagine. Il BNPL potrebbe rivelarsi controproducente per la brand reputation. Una fascia di pubblico potrebbe infatti percepire una ridotta qualità o addirittura una difficoltà finanziaria che spinga il locale a cercare nuovo pubblico ricorrendo alla rateizzazione di pagamenti. Il Buy Now Pay Later è un asset forte quando si tratta di e-commerce, ma culturalmente è meno accettato nell’esperienza in store.
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Compra Ora Paga Dopo B2B: vantaggi e rischi per il piccolo retailer

25.09.2024

Compra Ora Paga Dopo B2B: vantaggi e rischi per il piccolo retailer

25.09.2024

Compra Ora Paga Dopo B2B: vantaggi e rischi per il piccolo retailer

Se in ambito consumer la formula Buy Now Pay Later  ha guadagnato velocemente il consenso degli utenti e l’interesse dei merchant, la partita del Compra Ora Paga Dopo B2B è ancora tutta da giocare.

Le transazioni business to business in chiave digitale, dopotutto, hanno ampio margine di crescita. Secondo i dati dell’Osservatorio Digital B2B della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2023 l’e-commerce B2B di prodotto ha il valore di 265 miliardi di euro (in crescita del 10% rispetto all’anno precedente) ma era pari raggiunto  il valore di 265 miliardi di euro (in crescita del 10% rispetto all’anno precedente) ma era pari “ancora solo al 21% del transato B2B italiano nelle filiere di prodotto”.

Inoltre, ad oggi solamente il 42% delle imprese ha almeno uno strumento di e-commerce avviato.

Quali sono i vantaggi di questa soluzione, e quali le possibili insidie?

Come funziona il Compra Ora Paga Dopo B2B

In ambito B2B, l’opzione “Compra ora Paga dopo” rientra a pieno titolo nelle soluzioni più innovative di Supply Chain Finance, che consentono a un’impresa di finanziare il proprio capitale circolante, quindi un’ulteriore chance per la liquidità. Il riferimento alla Supply Chain sottolinea la rilevanza del fattore filiera e delle relazioni tra i diversi attori.

Nel caso del Buy Now Pay Later di ambito B2B, il vendor, che può essere ad esempio una grande azienda capofiliera, permetterà alle sue imprese clienti di acquistare prodotti o servizi dilazionando il pagamento in più rate. La dilazione avviene online.

Da un lato il buyer può ricevere la merce subito, senza un flusso di cassa in uscita immediato. Dall’altro l’impresa o il vendor che fornisce prodotti o servizi avrà subito il pagamento.

Perché il Compra Ora Paga Dopo B2B è un asset per i più piccoli

L’opzione Compra Ora Paga Dopo appare vincente in particolare per i clienti più piccoli di un fornitore, siano essi micro-imprese o retailer. Questi attori possono patire di più dinamiche come inflazione o aumento dei tassi di interesse e, al tempo stesso, avere meno appeal per chi concede accesso al credito.

Di fatto, il Buy Now Pay Later si traduce infatti in un prestito che poi il buyer dovrà ripagare (seppur a rate): una forma di accesso al credito più veloce e adatta ai player che hanno una storia creditizia o finanziaria più giovane e meno strutturata.

Una chance per essere più competitivi

Con il Buy Now Pay Later, il potere d’acquisto nell’immediato cresce, in virtù della flessibilità consentita dalla rateizzazione. Per il piccolo retailer è anche un’ottima chance per accedere a beni che, a fronte di un esborso immediato, avrebbero un costo iniziale troppo elevato.

Questo può essere un importante vantaggio in termini di competitività. In alcuni ambiti, infatti, i clienti possono essere più sensibili al tema dell’assortimento. Il BNPL permette anche al piccolo esercente di fornirsi a dovere, così da non lasciare quote di mercato a competitor più aggressivi che possono comprare e pagare subito beni più costosi.

L’occasione per differenziare le spese 

Pagare un po’ alla volta e in maniera flessibile consente anche di dedicare parte del flusso di cassa ad altre tipologie di spesa che possono portare vantaggi al business. Per esempio, può aiutare a ritagliare fondi utili per la formazione dei dipendenti o iniziative speciali per i clienti.

Compra Ora Paga Dopo B2B: i rischi a cui stare attenti

E i rischi? Sono perlopiù connessi a valutazioni errate che il piccolo retailer potrebbe essere indotto a fare.

Lato vendor, infatti, il Buy Now Pay Later è un mezzo per invogliare i clienti a fare ordini più grandi o più mirati ad articoli costosi che non sarebbe possibile comprare con fondi che non sono subito disponibili.  Tuttavia, questo incentivo potrebbe tradursi in un rischio per il buyer. Il meccanismo, proprio come succede in ambito consumer, potrebbe spingere gli acquirenti a spendere troppo, sopravvalutando i volumi di vendita in prospettiva.

Occhio anche al tema commissioni e interessi, che, se presenti, potrebbero far lievitare le spese.

Infine, un aspetto meno visibile ma ugualmente rilevante, quello psicologico.

Il vendor viene pagato dalla banca, il buyer non paga nell’immediato, e l’esperienza di acquisto fluida e semplice potrebbe indurre il piccolo retailer a percepire come poco rilevante l’impatto economico dell’operazione rispetto al suo quadro generale. Attenzione, perché come dice il nome: dopo, ma pur sempre si paga.

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Buy Now Pay Later per il retail B2B: come funziona e quando conviene

19.09.2024

Buy Now Pay Later per il retail B2B: come funziona e quando conviene

19.09.2024

Buy Now Pay Later per il retail B2B: come funziona e quando conviene

In ambito consumer, il Buy Now Pay Later consente agli utenti di acquistare beni e servizi pagandoli comodamente in più rate (generalmente tre). Ma questa modalità di pagamento può tornare utile anche in ambito B2B?

La risposta è sì, sia per i seller sia per i buyer, i protagonisti delle transazioni business to business nell’ambito di un e-commerce o di un marketplace.

Leggi anche: Che cos’è il Buy Now Pay Later? La guida per chi vende 

Come funziona il Buy Now Pay Later B2B

Per consentire a un cliente commerciale di pagare scegliendo l’opzione Buy Now Pay Later, l’impresa o il merchant dovrà abilitare questa soluzione e integrarla sulla sua piattaforma di vendita. Solitamente, il provider del servizio offre supporto alle aziende per l’integrazione tecnologica (anche ex post).

Per il buyer

Al momento del check-out, il buyer potrà selezionare la modalità di pagamento che consente la dilazione (in genere 90 giorni, ma è possibile customizzare le opzioni per andare incontro a esigenze più specifiche).

Proprio come succede in ambito consumer, i buyer B2B saranno sottoposti, in background, a un controllo immediato sul merito di credito, per evitare rischi di insolvenza.

Se il cliente è ammissibile al servizio, l’ordine sarà chiuso.

Diversamente, la sua richiesta potrebbe essere rifiutata.
In tal caso, l’utente potrebbe comunque concludere la transazione scegliendo un’altra modalità di pagamento.

Per il merchant

Ad acquisto effettuato, il venditore può decidere di incassare subito l’importo sul suo conto corrente, oppure di ottenere in anticipo solo una parte del totale.

Alcuni servizi prevedono inoltre il pagamento dell’importo a 90 giorni in un’unica soluzione, senza passare dall’incasso delle singole rate.

Chi tutela flussi di cassa e sicurezza nel BNPL?

Per abilitare questa modalità di pagamento, il merchant/l’impresa potrà affidarsi a una banca, a un provider LaaS (lending as a service), a un gruppo attivo nell’assicurazione del credito che offre soluzioni Buy Now Pay Later appoggiandosi a operatori fintech, fornitori di servizi finanziari. A garantire il cash flow sarà, in ogni caso, il fornitore dei pagamenti.

Le piattaforme che offrono servizi BNPL garantiranno inoltre la sicurezza sul fronte della gestione dei dati dei clienti.

Buy Now Pay Later B2B: quando e perché conviene?

Ai buyer può senz’altro tornare utile pagare in differita. Ma ai seller conviene il Buy Now Pay Later per il B2B?

Per prima cosa, è bene valutare la domanda lato utente, anche in relazione alla tipologia di settore merceologico in cui si opera.

Appurato che la propria clientela possa essere interessata al servizio, il BNPL comporta per il merchant una serie di vantaggi:

  • Porta maggiore attrattiva nei confronti della concorrenza diretta che non consente questa modalità di pagamento;
  • In alcuni settori merceologici, abilita un aumento del volume degli ordini o processi di upselling;
  • Ė funzionale in alcune congiunture, quando la stretta alla liquidità si fa sentire. Condizioni più flessibili avvantaggiano chi compra ma spera di evitare ingenti, e immediati, flussi di cassa in uscita;
  • Favorisce la crescita di relazioni più durature e fidelizzate, in particolare con clienti acquisiti di recente;
  • Può rafforzare la fidelizzazione di un’ampia base di clienti più piccoli, come nel caso di un grande fornitore capofiliera.

Infine, conviene sempre osservare quanti ordini vengono abbandonati al momento del checkout da parte dei buyer quando viene riscontrata l’assenza di modalità di pagamento alternative. Ogni dogma in materia di pagamento lato seller può cambiare davanti a un numero importante di mancate conversioni.

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Che cos’è il POS virtuale e come semplifica i pagamenti online

09.09.2024

Che cos’è il POS virtuale e come semplifica i pagamenti online

09.09.2024

Che cos’è il POS virtuale e come semplifica i pagamenti online

Milioni di italiani utilizzano ogni giorno un POS virtuale. Non potrebbe essere diversamente, dopotutto. Gli acquisti e-commerce, infatti, continuano a crescere: nel 2023 hanno raggiunto un valore di 54 miliardi di euro.

Di cosa si tratta, e a chi conviene adottare questo strumento?

Che cos’è il POS virtuale

Il POS virtuale è un sistema basato su un software che permette agli esercenti di elaborare le transazioni senza utilizzare un hardware fisico.

Chi utilizza una soluzione POS virtuale mette a disposizione dei clienti un’interfaccia utente per effettuare la transazione (accessibile via browser) e un gateway di pagamento per verificare i dati e la conformità dell’operazione.

I tipi di pagamento accettati

Il POS virtuale può accettare una vasta gamma di pagamenti. Lo strumento può essere declinato e personalizzato a seconda dei bisogni dell’esercente: non esistono pagine di checkout uguali per tutte le attività, e non è detto che ogni sito e-commerce offra le stesse opzioni di pagamento tramite POS virtuale.

Non possono mancare, tra i metodi accettati, quelli di lungo corso come le carte di credito e di debito. Ma è possibile integrare anche strumenti di pagamento alternativi , o soluzioni di Buy Now Pay Later  per suddividere l’importo in più rate dilazionate nel tempo.

La scelta dei metodi di pagamento da rendere disponibili alla clientela dipende dall’esercente, a seconda del target a cui ci si rivolge e degli obiettivi di business che si intende raggiungere. Per esempio, consentire il pagamento in rate potrebbe abilitare spese più importanti in termini di volume in alcuni specifici segmenti commerciali.

Tra le diverse opzioni disponibili, esistono anche opzioni declinate ad hoc per il mondo B2b .

A chi serve il POS virtuale?

Il POS virtuale è pensato principalmente per e-commerce, negozi online e per chiunque offra servizi o prodotti via internet, in quanto permette il pagamento senza lettori di carta o di altri tipi di registratori di cassa.

Pensiamo quindi anche a tutte le attività svolte da consulenti e liberi professionisti che lavorano da remoto e in cui la transazione di persona è rara: il terminale virtuale diventa un asset importante.

Potenzialmente, il POS virtuale potrebbe essere presente anche in uno store fisico, laddove l’esercente predisponga un sistema di pagamento che faccia a meno del classico hardware POS.

Come funziona il pagamento

Utilizzando un POS virtuale, la transazione parte dalla scelta del cliente dell’opzione di pagamento che preferisce tra quelle a disposizione in fase di check-out.

Anche nel pagamento via POS virtuale avvengono tutti i processi di verifica necessari, come il controllo della validità del metodo con cui si paga (es: la carta), il saldo disponibile, le misure contro la frode.

Ricevuta l’autorizzazione da parte dell’istituto finanziario che deve validare il pagamento, il POS conferma e avvia la transazione, e il cliente ottiene la conferma di operazione effettuata con successo.

Il POS virtuale conviene?

Il POS virtuale è uno strumento immancabile per chi utilizzi un e-commerce o uno store online, sia locale che internazionale grazie a tool di supporto multivaluta.

Può essere anche un’opzione interessante per chi in negozio non voglia sostenere le spese di un hardware: servirsi di un POS virtuale significa tagliare i costi relativi all’acquisto e alla manutenzione di un terminale.

Adottare una soluzione di questo tipo, tuttavia, comporta diverse scelte: sugli strumenti di pagamento da mettere a disposizione; sulle funzionalità necessarie al proprio business; sull’integrazione del POS con altri sistemi (es: il CRM); sull’eventuale aggiunta di tool di analisi per monitorare la domanda e le tendenze.

Il successo nell’adozione di un POS virtuale dipende quindi dalla scelta a monte del player tecnologico che implementerà la soluzione: un partner esperto è fondamentale a supportare il merchant nel gestire correttamente tutte le diverse esigenze lungo il business journey.

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