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Svolta cashless: i locali che vietano i contanti

28.10.2022

Svolta cashless: i locali che vietano i contanti

28.10.2022

Svolta cashless: i locali che vietano i contanti

A Milano una catena di pasticcerie ha seguito questo esempio, si paga solo con bancomat, carte e app

Completamente cashless. É la svolta realizzata da un numero sempre crescere di punti vendita. Ma che cosa significa essere cashless?

Semplice: accettare pagamenti solo attraverso bancomat, carte e app. Niente contanti, mai.

L’ultima attività a seguire questo esempio è stato una catena di pasticcerie presente a Milano con quattro punti vendita e altri due previsti in apertura entro la fine dell’anno. Nei punti vendita di Baunilla i contanti non sono ammessi, senza eccezioni: è possibile effettuare pagamenti esclusivamente tramite carte di credito, bancomat e Satispay per qualunque acquisto, dalle brioche al caffè, dai pasticcini alle torte.

Nei piani dei fondatori di Baunilla l’abolizione dei contanti è solo un primo passo verso la completa digitalizzazione del brand per garantire sempre maggiore efficienza, sicurezza, trasparenza e velocità ai nostri clienti. Altre aziende a Milano avevano già adottato questa politica a Milano e sicuramente non mancheranno i nuovi esempi nei prossimi mesi.

La svolta cashless non è però piaciuta a tutti e sulla pagina Facebook di Baunilla sono arrivati anche commenti critici di clienti che chiedono la possibilità di poter usare i contanti. I titolari, però, rispondono che numerosi clienti, trascorse alcune settimane dall’apertura, si dichiarano soddisfatti della scelta e sono impressionati dalla comodità di questa soluzione.

 

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La rivoluzione del quick commerce

28.10.2022

La rivoluzione del quick commerce

28.10.2022

La rivoluzione del quick commerce

Il fenomeno del quick commerce si sta diffondendo sempre di più. Ma di cosa si tratta?

Il quick commerce è un insieme di servizi che permettono di consegnare la merce a chi l’ha ordinata nel giro di pochissimo tempo: l’obiettivo è assicurare al consumatore un’esperienza più veloce possibile. Il q-commerce si è diffuso all’inizio soprattutto tra i beni di largo consumo, ma si sta espandendo anche in altri settori merceologici come beauty, tecnologia o, ad esempio, il commercio di fiori.

Per garantire i propri servizi il quick commerce ha bisogno di una rete di magazzini a livello locale in aree limitrofe a quelle d’acquisto. La consegna dei prodotti avviene, quindi, in tempi rapidi per la vicinanza ai magazzini logistici o per l’uso di mezzi come e-bike, scooter elettrici o biciclette.

Questi servizi, quindi, nascono per offrire ai clienti piccole quantità di prodotti in tempi rapidissimi, recapitati ai clienti dove ne hanno bisogno. Gli utenti stanno cambiando le loro abitudini di acquisto e iniziano a considerare prioritari sempre di più la rapidità, il servizio o l’attenzione al cliente, rispetto ad un possibile sconto o invio gratuito.

Dall’inizio del 2020, le restrizioni imposte a causa della pandemia Covid-19 hanno dato un forte impulso al q-commerce, consentendo ai rivenditori di rimanere operativi attraverso le consegne rapide a domicilio. Ma vediamo i dati disponibili sul tema.

Secondo un rapporto di Coresight Research di fine 2021 il quick commerce genererà tra i 20 e i 25 miliardi di dollari di vendite al dettaglio negli Stati Uniti quest’anno. Il mercato è in rapida crescita anche in Medio Oriente e Nord Africa, aree in cui rappresentava un giro d’affari di 9 miliardi di dollari nel 2020. Inoltre, secondo le previsioni di Statista, il mercato crescerà del 24% tra il 2020 e il 2024 per raggiungere 20 miliardi di dollari.

Anche in India il mercato del commercio rapido è destinato a toccare i 5,5 miliardi di dollari entro il 2025 con una crescita di 15 volte. Un esempio che viene seguito anche dalla Cina secondo la società di consulenza RedSeer. In Europa, invece, la situazione sembra essere leggermente diversa, con circa 10 marchi della grande distribuzione che si contendono un mercato ancora molto legato alle grandi insegne.

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Coinvolgente, interattivo e social: i motivi del successo del livestream shopping

28.09.2022

Coinvolgente, interattivo e social: i motivi del successo del livestream shopping

28.09.2022

Coinvolgente, interattivo e social: i motivi del successo del livestream shopping

La formula, esplosa durante la pandemia, aggiunge alle “vecchie” televendite le potenzialità offerte dalle tecnologie digitali

La necessità aguzza l’ingegno, e la pandemia costituisce un ottimo esempio di tutto ciò. I negozi, costretti a lunghi periodi di chiusura o ad aperture con pesanti limitazioni, hanno dovuto giocoforza puntare su forme di vendita alternative per riuscire a salvaguardare il proprio giro d’affari. L’esempio più lampante è il potenziamento dei canali di ecommerce. Ma in alcuni casi si è assistito alla nascita da zero (almeno nel mondo occidentale) di nuove modalità di vendita che promettono di continuare a espandersi anche una volta superata l’emergenza Covid.

Tra gli esempi più evidenti c’è il cosiddetto livestream shopping (o live commerce), una formula di vendita che è riuscita a combinare il vecchio format delle televendite con le potenzialità offerte dalle tecnologie digitali e dai social network. In sostanza, le aziende promuovono i propri prodotti attraverso dimostrazioni live svolte da celebrità, influencer e creator che testano in tempo reale beni o servizi mettendone in luce caratteristiche, vantaggi e motivi per acquistarli.

Il punto di forza di questa strategia sta nel suo essere interattiva, riuscendo a coinvolgere il potenziale cliente in un’esperienza di acquisto simile a quella tradizionale in un negozio fisico. Il consumatore infatti può porre domande in tempo reale al testimonial o all’azienda stessa, chiedere approfondimenti o chiarimenti riguardo ad alcuni dubbi, entrare in una vera e propria community con gli altri utenti interessati a uno specifico prodotto. Tutti fattori, questi, che aggiungono coinvolgimento alla customer experience online e invogliano l’utente finale a procedere all’acquisto.

Grazie a queste potenzialità, in gran parte ancora inesplorate, il livestream shopping si sta affermando come nuovo modello di marketing da integrare in una strategia di ecommerce a 360 gradi, capace di far catturare potenziali clienti in tempo reale. Anche in questo caso, è stata la Cina a fare da battistrada: il livestream shopping è nato nel 2016 nel “gigante asiatico” e la sua crescita è stata inarrestabile, tanto che si stima che nel 2023 le vendite tramite questo canale rappresenteranno circa un quarto di tutto il giro d’affari dell’ecommerce.

Come già accennato, la pandemia ha portato a un’esplosione del fenomeno prima negli Stati Uniti e poi anche in Europa. Negli Usa le stime di Coresight Research parlando di un giro d’affari destinato a passare dai 6 miliardi di dollari del 2020 ai circa 35 del 2024. Nel Vecchio Continente invece l’incremento degli acquisti livestream nel 2021 è stato addirittura dell’86%, superiore alla media globale che si è attestata al 76%.

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La rivoluzione dei digital wallet è appena iniziata

28.09.2022

La rivoluzione dei digital wallet è appena iniziata

28.09.2022

La rivoluzione dei digital wallet è appena iniziata

Portafogli digital per fare acquisti. Ecco la definizione di digital wallet, strumenti alternativi al contante utili per effettuare pagamenti da più dispositivi. Si stanno diffondendo sempre di più anche in Italia.  

Nel mondo nel 2021, i digital wallet hanno rappresentato il 48,6% del valore delle transazioni di e-commerce a livello globale, per un valore di circa 2,6 miliardi di dollari. Si prevede che l’uso dei portafogli digitali salirà al 52,5% del valore delle transazioni nel 2025. Lo dicono i dati della ricerca The Global Payments Reports di Wordpay.

L’uso dei mobile wallet, con i quali si può pagare con il proprio smartphone e le appicazioni Pos, sta aumentando in tutto il mondo. La quota dei mobile wallets nelle transazioni Pos globali ha superato il 21% su base annua nel 2021, vale a dire ad oltre 13,3 miliardi di dollari.

I dati italiani, invece, ci dicono che i digital wallet sono il metodo di pagamento preferito per gli acquisti online e rappresentano il 33,6% del valore delle transazioni eCommerce. Si prevede che le quote di mercato delle carte di credito (23,9%) diminuiranno fino al 2025, mentre è previsto un leggero aumento delle carte di debito rispetto a una quota del 7,6% nel 2021.

I digital wallet possono diventare anche strumenti di servizio utili ai cittadini. Una ricerca di Thales mostra che due terzi degli europei sono pronti a mettere i loro documenti (patente di guida, carta di identità, passaporto, ma anche diplomi e attestati) nei digital Id wallet. C’è comunque chi preferisce  mettere sui cellulari le foto o le scannerizzazioni dei documenti cartacei.

In Italia la percentuale sale al 75%, gli italiani sono secondi solo alla Francia, dove gli entusiasti pronti ad accogliere il digital wallet dell’identità personale sono l’85%. In ogni caso, i digital wallet diventano sempre di più uno strumento centrale nelle esperienze delle persone: la rivoluzione, come dimostrano le aspettative di crescita di questi strumenti, è solo iniziata.

 

 

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Pagamenti con QR Code, un successo destinato a crescere

28.09.2022

Pagamenti con QR Code, un successo destinato a crescere

28.09.2022

Pagamenti con QR Code, un successo destinato a crescere

Argentea si prepara ad integrare, all’interno del Modulo Alternative Payments, l’applicazione Bancomat Pay

I sistemi di pagamento digitali continuano ad evolversi, puntando su tecnologie sempre più comode da utilizzare e veloci, senza però trascurare il fondamentale aspetto della sicurezza per il consumatore. Tra le tipologie che stanno incontrando sempre maggior successo c’è il pagamento attraverso il QR Code. Nato a metà anni 90 principalmente per l’utilizzo nell’ambito della gestione del magazzino, il Quick Response Code (ovvero codice a risposta rapida) ha trovato piena cittadinanza in una quantità crescente di campi, compreso quello delle transazioni digitali. Il successo del QR Code rispetto al tradizionale codice a barre è legato a diversi fattori, tra i quali: la capacità di conservare un maggior numero di dati; la possibilità di venire scansionato anche tramite uno schermo e di funzionare anche se parte del codice è danneggiato; la maggior sicurezza delle informazioni, che possono essere criptate.

Il pagamento “virtuale” tramite QR Code in un punto vendita avviene principalmente tramite due modalità. Nel primo caso, il cliente apre l’app dedicata ai pagamenti QR e inquadra l’ormai ben “quadratino” con il codice esposto in cassa, digitando poi l’importo dovuto e attendo la conferma di avvenuta transazione transazione da parte dell’esercente. L’altra via, proposta da alcuni servizi di pagamento, prevede la generazione di un QR Code contenente i dati della propria carta di credito: in questo caso è l’esercente a scansionare il codice del cliente per completare la transazione.

L’utilizzo del QR Code però è sempre più diffuso anche per altre tipologie di transazioni, come il pagamento dei bollettini PagoPA. I vantaggi per l’utente sono notevoli soprattutto in termini di risparmio di tempo.

Studi e ricerche di mercato indicano che il QR Code è destinato, nel giro di pochi anni, a diventare uno dei metodi di pagamenti più comuni, sulla scia del crescente successo dei digital wallet.  Secondo il dossier di Juniper Research dal titolo “Digital Wallets: Market Forecasts, Key Opportunities and Vendor Analysis 2022-2026”, a livello globale gli utenti che utilizzeranno i digital wallet passerà dagli attuali 3,4 miliardi a oltre 5,2 miliardi nel 2026, con un aumento del 53%. In questo boom la parte del leone la farà proprio il QR Code: Juniper Research stima 380 miliardi di transazioni globali nel 2026 (ovvero circa il 40% di tutte le transazioni) e sottolinea l’importanza, per i fornitori di servizi di pagamento con QR Code, di integrare funzionalità di fidelizzazione del cliente e capacità di marketing personalizzate.

Già oggi in Cina la sola app AliPay dedicata ai pagamenti QR supera 1 miliardo di utenti, tracciando un trend che promette di prendere piede a breve anche in Italia. E proprio in questa direzione di sta muovendo anche Argentea, realtà che crede nell’evoluzione dei sistemi di pagamento in quanto il loro utilizzo facilita e semplifica la user experience del cliente al momento del check-out. Proprio in linea con questo trend, Argentea durante i prossimi mesi si occuperà di integrare, all’interno del Modulo Alternative Payments, l’applicazione Bancomat Pay, metodo di pagamento digitale sempre più diffuso e sicuro tramite smartphone.

Per l’integrazione del Modulo Alternative Payments, sempre nell’ottica di offrire al cliente una user experience più immediata e veloce, Argentea di occuperà di creare QR Code dinamici, indice di un sistema tecnologicamente evoluto e all’avanguardia, grazie al coinvolgimento durante il processo di check-out del terminale POS.

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I 10 anni della ri-nascita di Argentea

25.07.2022

I 10 anni della ri-nascita di Argentea

25.07.2022

I 10 anni della ri-nascita di Argentea

L’azienda ha festeggiato l’importante traguardo con una giornata all’insegna della condivisione e dello spirito di squadra tra i dipendenti.

Un traguardo da festeggiare per Argentea: i 10 anni dalla ri-nascita. Partiamo, però, dall’inizio: Argentea S.p.A. viene fondata nel 1985, ma nell’ottobre 2011 viene fusa per incorporazione in GPI S.p.A.. Per alcuni mesi l’azienda opera sotto il cappello di GPI S.p.a. e questo porta alla perdita del marchio. L’azienda arriva anche alla consapevolezza che, a quel punto, il mercato non conosce più il marchio Argentea come riferimento nel settore dei servizi tecnologici per le banche

Così, il management prende la decisione giusta, cioè rilanciare il marchio Argentea con la nuova azienda Argentea S.r.l.. E arriviamo alla data fatidica: il rilancio avviene proprio nel luglio 2012, esattamente 10 anni fa

Ma come sono stati celebrati i 10 anni da questo avvenimento in azienda?

A luglio 2022, dopo due anni di pandemia che ha costretto i dipendenti a lavorare soprattutto in smart working, il consiglio di amministrazione di Argentea, ha deciso di festeggiare mettendo al centro il rapporto tra colleghi.

È nata così l’idea di regalare una giornata di condivisione all’insegna di attività all’aria aperta per aiutare i dipendenti a ri-conoscersi, entrare in confidenza anche con i nuovi assunti e vivere una giornata insieme all’insegna della spensieratezza e del divertimento. È stato un momento di team building in cui poter condividere riflessioni e pensieri in un’atmosfera rilassata e rafforzare uno spirito di squadra mai venuto meno in questi anni, nonostante le restrizioni imposte dalla pandemia.

Attivtà all’aria aperta come il paintball, preparare il pranzo e il rafting sono servite a dare concretezza a concetti come “l’unione fa la forza”, “andare tutti nella stessa direzione” e “costruire una strategia con il contributo di tutti”.

Valorizzare le sue persone, del resto, è uno degli obiettivi dell’azienda: solo con un clima positivo e di fiducia tra i dipendenti l’azienda riesce a raggiungere i risultati conquistati in questi 10 anni.

Il team Argentea
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Crescono i pagamenti digitali, anche alla macchinetta del caffè

25.07.2022

Crescono i pagamenti digitali, anche alla macchinetta del caffè

25.07.2022

Crescono i pagamenti digitali, anche alla macchinetta del caffè

Le transazioni via app hanno raggiunto il 20%, ma cresceranno ancora

I pagamenti sono sempre più elettronici e senza contanti. Anche nelle situazioni in cui si più è abituati a cercare in fondo alle tasche la fatidica monetina.

Parliamo delle vending machine, le macchinette spesso molto diffuse nei luoghi di lavoro, dove i dipendenti si ritrovano per una pausa caffè. Secondo uno studio realizzato da Ipsos per Confida (Associazione Italiana Distribuzione Automatica) le macchinette dotate di app hanno raggiunto il 20% delle oltre 800.000 vending machine presenti in aziende, uffici pubblici, ospedali, stazioni, aeroporti e metropolitane in Italia.

Per contestualizzare questi numeri dobbiamo dire che il settore della distribuzione automatica in Italia non è marginale: con più di 30.000 addetti, 3.000 imprese e oltre 820.000 macchine installate, rappresenta la più importante catena distributiva automatica alimentare d’Europa.

Non solo: il 70% delle macchinette prodotte in Italia viene esportato all’estero.

In ogni caso, gli operatori del settore prevedono che la crescita dei pagamenti via app sia tutt’altro che finita.

Nonostante il fatturato tramite app rappresenti solo il 3% del totale, gli operatori intervistati ritengono che raggiungerà il 18% nei prossimi 3 anni. Ma non ci sono solo le app per pagare.

Al momento l’86% dei distributori automatici, soprattutto negli uffici, sono già dotati di sistemi di cashless più classici, come le cosiddette “chiavette”.

Il 66% delle macchinette, invece, può contare su gettoniere rendiresto e il 17% su lettori di banconote.

I pagamenti elettronici, in generale, sono in crescita da alcuni anni e lo conferma anche l’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano: nel 2021 il numero di transazioni digitali in Italia è aumentato del 34%, mentre il volume in euro è cresciuto del 22%. In ogni caso, il settore che cresce maggiormente è il mobile e wearable payment con un incremento del 90%.

Tornando allo studio di Ipsos per Confida, l’indagine ha approfondito anche quali potrebbero essere i motivi che si nascondono dietro ai trend di crescita dei pagamenti digitali. Il 55% degli operatori intervistati pensa che ci sarà una rapida diffusione dei pagamenti elettronici per la comodità d’uso (78%), per l’attrattività di questi strumenti di pagamenti per i loro clienti (57%), per non perdere consumazioni (29%), per la riduzione dei costi connessi (25%), per incentivi pubblici (10%).

Tutte motivazioni che potrebbero aiutare l’innovazione delle proposte delle aziende che progettano questi servizi.

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Verso una nuova direttiva europea sui servizi di pagamento

25.07.2022

Verso una nuova direttiva europea sui servizi di pagamento

25.07.2022

Verso una nuova direttiva europea sui servizi di pagamento

Bruxelles è al lavoro sulla PSD3, chiamata a rispondere alla continua evoluzione del mercato “pensionando” l’attuale quadro normativo entrato in vigore a inizio 2018

Il mondo dei pagamenti si evolve a una velocità sempre più alta, grazie a servizi digitali innovativi messi a disposizione degli utenti.

Una vera e propria rivoluzione che rende necessario anche aggiornare continuamente le normative di riferimento, per renderle capaci di tutelare a pieno i consumatori e di generare un mercato aperto a una molteplicità di operatori.

Un perfetto esempio di tutto ciò arriva dalla Payment Services Directive (PSD), ovvero la Direttiva europea sui Servizi di Pagamento chiamata a definire il quadro giuridico comunitario per i servizi di pagamento elettronici.

La pubblicazione della prima versione è data 13 novembre 2007, con l’entrata in vigore in Italia risalente all’inizio del 2010.

L’incredibile sviluppo avvenuto in pochi anni nel campo dei pagamenti digitali ha reso necessario un primo aggiornamento delle norme per rispondere soprattutto a tre esigenze: aumentare la competizione all’intero del mercato dei servizi di pagamento, favorendo l’ingresso di player nuovi dall’esterno; creare un mercato più efficiente e integrato; garantire la sicurezza delle informazioni e dei dati dei consumatori finali.

Nacque così la PSD2, recepita in Italia con il decreto legislativo 15 dicembre 2017 ed entrata in vigore il 13 gennaio 2018.
Questo nuovo quadro normativo si è però ben presto rivelato a sua volta insufficiente, anche sulla scorta della forte spinta ai nuovi metodi di pagamento generata dalla pandemia. Tanto è vero che le istituzioni di Bruxelles sono già all’opera su un nuovo documento legislativo, la cosiddetta PSD3 destinata a mandare in pensione l’attuale normativa scritta quando molti degli attuali sistemi di pagamento e soluzioni Fintech non erano ancora venuti alla luce.

Già il 24 settembre 2020 l’Ue aveva annunciato il Digital Finance Package, un documento che dovrebbe costituire l’architrave della prossima PSD3.

Quattro gli obiettivi principali individuati dalle istituzioni comunitarie:

  • Favorire la nascita di soluzioni di pagamento sempre più digitali e istantanee con portata paneuropea
  • Facilitare lo sviluppo di mercati dei pagamenti al dettaglio innovativi e competitivi
  • Rendere i sistemi di pagamento al dettaglio efficienti e interoperabili
  • Efficientare i pagamenti internazionali (comprese le rimesse)

La strada per vedere questi target concretizzati in un vero pacchetto normativo è comunque ancora lunga. Il “cantiere” PSD3 è aperto ma il testo finale resta da definire.

La Commissione Ue ha aperto a maggio la fase di consultazione pubblica durante la quale Bruxelles riceverà i feedback sulla bozza di testo, utili per la stesura definitiva. La scadenza di questa fase è stata fissata per il 2 agosto.

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Sono arrivati i risultati del nostro sondaggio!

29.06.2022

Sono arrivati i risultati del nostro sondaggio!

29.06.2022

Sono arrivati i risultati del nostro sondaggio!

Sono finalmente arrivati i risultati al nostro sondaggio: grazie a tutti voi lettori per aver partecipato e compilato il form, per noi di Argentea è stato davvero un supporto prezioso!

risultati sondaggio Argentea
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Mobile shopping, gli italiani vogliono tutto in un’unica app

29.06.2022

Mobile shopping, gli italiani vogliono tutto in un'unica app

29.06.2022

Mobile shopping, gli italiani vogliono tutto in un'unica app

Lo smartphone prende sempre più piede per gli acquisti online, ma sei consumatori italiani su dieci desiderano un’esperienza più semplice e immediata, capace di far risparmiare tempo prezioso

Non si contano ormai studi e ricerche che certificano il boom dello shopping online, favorito dal cambiamento delle abitudini di acquisto innescato dalla pandemia. L’abitudine a comprare comodamente con un clic del mouse o un tap sullo schermo dello smartphone è ormai consolidata anche in Italia e si afferma sempre più anche dopo la fine delle restrizioni imposte ai punti vendita fisici.

Parlare di shopping online, però, rischia di delimitare un perimetro troppo ampio nel quale convivono tendenze, strumenti e abitudini molto differenti. Una recente ricerca condotta a livello globale da Klarna (realtà leader nei servizi bancari) ha messo in luce risultati per certi versi inattesi nel nostro Paese. Ad esempio, dallo studio emerge che oltre tre consumatori italiani su quattro utilizzano lo smartphone per i loro acquisti, dato in forte aumento rispetto al 58% di due anni fa. Ma, nonostante questo, il 65% preferisce ancora servirsi del “vecchio” computer quando si tratta di shopping, contro il 30% che invece punta senza indugio sul cellulare. Questo valore posiziona l’Italia al nono posto sui 13 Paesi presi in esame dalla ricerca.

C’è dunque ancora una certa ritrosia verso il cosiddetto mobile shopping. Una diffidenza che può avere diverse cause, una delle quali viene messa in luce dal report di Klarna. L’indagine evidenzia che circa un quarto dei consumatori italiani ha installato tra 6 e 10 app legate allo shopping online. Tutte “icone” che però spesso rimangono inattive: infatti l’83% degli intervistati ne utilizza la massimo 5 ogni settimana e il 27% si dichiara disorientato dal vasto numero di app disponibili. La richiesta che emerge è una sola: semplificare. Il 61% del campione infatti ha espresso il desiderio di poter perfezionare tutte le fasi del mobile shopping (dalla scelta del prodotto alla conclusione del pagamento) tramite un’unica app, senza dover “saltare” da un’icona all’altra, con il rischio oltretutto di commettere errori. Semplificare il processo di acquisto (74%) e far risparmiare tempo (58%) sono le due motivazioni principali legate alla richiesta di app all-in-one.

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