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AMoneyGift, uno strumento vincente anche in ottica B2B

19/03/2025

AMoneyGift, uno strumento vincente anche in ottica B2B

17.12.2024

Pagamento con carta fedeltà: incentiva la fidelizzazione dei tuoi clienti

Le gift card, siano esse digitali e fisiche, rappresentano un fenomeno di livello globale come testimoniano i dati di mercato. I numeri dei report su questo segmento non sempre sono univoci. In tutti i casi, però, si parla sempre nell’ordine di “miliardi” di dollari di valore complessivo e di crescita forte in proiezione.

Gift card, un’altra alternativa al cash

Nel caso italiano, l’interesse per le gift card in formato digitale può riflettere anche dinamiche più recenti che si vanno sempre più consolidando. Come testimoniano i numeri sulla crescita dei pagamenti digitali anno su anno, nel nostro paese c’è da tempo maggiore fiducia nella tecnologia in ambito finanziario e relativa adozione di metodi alternativi per le transazioni.

Una gift card sostituisce il pagamento in contanti e la versione digital enfatizza ancor di più l’aspetto innovativo e cashless (le carte possono essere virtualizzate e caricate sui wallet).

Tuttavia, al cuore di questo tool resta il concetto di gift, quindi di regalo.

Sarebbe sbagliato limitarne la lettura alla sfera B2C, laddove la gift card viene donata soprattutto in occasione di feste comandate, compleanni o traguardi raggiunti.

Perfetta per rafforzare la relazione con dipendenti e partner

L’ambito B2B è altrettanto rilevante per sprigionare tutto il potenziale di questo strumento.

Le carte regalo possono infatti costituire il viatico perfetto per raggiungere obiettivi importanti come la motivazione del personale e il rafforzamento della relazione con partner e alleati di business.

Possono essere destinate ai dipendenti come gratifica, ai clienti speciali come omaggio, ai partner commerciali in segno di approvazione e rilancio del rapporto.

La personalizzazione dei tagli, inoltre, permette anche di lanciare qualche messaggio ai dipendenti che la ricevono.

In una logica business, la forza della gift card è declinabile in relazione alle specificità dei diversi player.

Una stessa strategia per obiettivi diversi

Facciamo qualche esempio. Una catena di palestre potrebbe offrire le gift card ai professionisti che godono del bacino di utenti più ampio e fedele o a chi ha contribuito di più a far crescere le membership nel corso dell’anno. L’employee retention si basa ovviamente su dinamiche più strutturate, ma le gift card possono rientrare a pieno titolo in una strategia più generale (specialmente in una logica di continuità dell’erogazione, più che di una tantum…).

Una gift card potrebbe tornare utile anche a un player che vuole coinvolgere il suo pubblico – o soggetti presenti nella sua filiera- in sondaggi e ricerche per migliorare i servizi: un nudge di tipo premiale risulta sempre convincente per spingere le persone a dedicare tempo e attenzione.

Le gift card possono essere utilizzate anche per offrire compensazioni o per risolvere situazioni spinose, che potrebbero spingere l’utente a non rinnovare la sua scelta verso un retailer o un fornitore di beni o prestazioni.

Inoltre, se in ambito B2C la gift card è spesso associata a mancanza di idee, in ambito B2B la scelta di omaggiare con una carta regalo un dipendente o un cliente non è mai casuale.

AMoneyGift, flessibile e personalizzabile

Con la soluzione AMoneyGift, Argentea risponde alle esigenze di chi vuole offrire ai clienti o ai dipendenti una gift card da utilizzare come carta di pagamento in completa sicurezza.

Se per il mercato consumer AMoneyGift offre tagli fissi, per quello business spazio alla personalizzazione.

Argentea, società del Gruppo Zucchetti, emette il codice digitale che i merchant, al fine della vendita, possono eventualmente stampare su un supporto fisico scegliendo in autonomia il layout che preferiscono al momento della stampa, un ulteriore vantaggio in una logica differenziante tra B2B e B2C.

I merchant che si affidano ad Argentea per ottenere il prodotto AMoneyGift possono utilizzarlo per la fornitura ad altre aziende, come carte regalo da vendere nei punti vendita o come premio/strumento di welfare ai propri dipendenti. Personalizzazione dei tagli, del layout e facilità nel tracciamento delle operazioni sono il valore aggiunto di una soluzione che dialoga con grande efficacia sul fronte consumer e su quello business.

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Gift card digitali: come gestirle in modo facile e veloce

10/03/2025

Gift card digitali: come gestirle in modo facile e veloce

17.12.2024

Pagamento con carta fedeltà: incentiva la fidelizzazione dei tuoi clienti

Le gift card digitali rappresentano “l’evoluzione della specie” per consumatori e retailer.

In principio fu la carta regalo fisica, poi anche in quest’ambito la dematerializzazione ha impresso un cambio di passo.

Gift card digitali: nuova forma, classici vantaggi

Gli obiettivi, per i merchant, tuttavia non mutano. Con la gift card (anche quella digitale) si punta a rafforzare il legame con i clienti e ad acquistarne di nuovi; si incassano, di fatto, pagamenti anticipati per beni o servizi che saranno erogati solo successivamente; si possono incentivare acquisti con una soglia di spesa più alta; si possono accumulare dati e metriche per profilare meglio l’utenza.

Grazie al formato digitale, il merchant evita alcuni costi, connessi a stampa e spedizione, ma non rinuncia alla creatività, scegliendo il layout più accattivante e in grado di far risuonare il brand.

Inoltre, il retailer potrebbe associare la gift card digitale a un’app brandizzata, con cui veicolare altre info e servizi.

La carta regalo, nella gran parte dei casi, è donata da un cliente a un altro soggetto. Tuttavia, un consumatore può usarla anche in prima persona: così facendo, dispone di una cifra che può essere spesa online o in store più volte, trattandosi a tutti gli effetti di una carta prepagata.

Nella famiglia allargata dei pagamenti digitali

Nel formato digitale, le gift card rappresentano un ulteriore strumento per favorire un pagamento contactless e innovativo. I vantaggi logistici sono molteplici:

  • Rispetto alle carte fisiche, quelle digitali non possono essere smarrite e sarà facile averle sempre con sé.
  • In alcuni casi è possibile caricare le gift card nei wallet virtuali, al fine di effettuare pagamenti tramite smartphone o smart watch.
  • La gift card digitale può essere spesa online o in store.
  • In negozio, basterà accostare il dispositivo a un lettore: le gift card digitali possono infatti presentarsi sotto forma di codice a barre o codice Qr.

Il tema è divenuto centrale anche per i player dei sistemi di pagamenti elettronici: nel 2020, ad esempio, Samsung Pay aveva annunciato l’introduzione della nuova sezione Gift Card all’interno dell’app. La funzionalità consentiva ai clienti “di acquistare e regalare le Gift Card direttamente tramite Samsung Pay, includendole nel proprio e-wallet o regalandole ad un altro utente”.

Al passo con i nuovi bisogni

Il retailer deve valorizzare la gift card digitale come mezzo per ampliare il bacino di clienti e offrire ulteriore valore al proprio target, tenendo in considerazione tutti questi aspetti.

Anche su questo fronte, il pubblico ha abbracciato nuove abitudini, che vanno comprese e assecondate partendo dagli strumenti già in uso in negozio.

Le risposte, talvolta, sono già nel software gestionale che può abilitare il rilascio di gift card personalizzate, con l’invio di un barcode da associare al destinatario del dono o a colui che lo acquista.

Il retailer che dispone di un sito può anche consentire al cliente di acquistare online la gift card nella sezione riservata, inserendo il numero di cellulare del ricevente, che via sms o mail otterrà tutte le indicazioni del caso.

Sulla soglia del phygital

Come dimostrato però in altri ambiti, la compresenza di fisico e digitale può investire anche le carte regalo.

Come nel caso di AMoneyGift di Argentea, lo strumento che consente ai retailer di offrire ai clienti una gift card personalizzata (destinata sia alla clientela B2B che B2C).

Uno strumento decisamente versatile: i retailer lo possono utilizzare come premio per i propri dipendenti; per la fornitura ad altre aziende che le richiedono come premio/strumento di welfare; come carte regalo da vendere nei propri punti vendita.

In questo caso, chi la acquista o la riceve, potrà usarla come carta negli store del brand o della catena che l’ha emessa. AMoneyGift è una carta regalo a circuito chiuso (utilizzabile quindi solo sulla rete del merchant che l’ha venduta).

AMoneyGift si pone sulla soglia tra fisico e digitale, in quanto il codice a barre (Ean) emesso da Argentea è virtuale ma il merchant può stamparlo su un supporto fisico: un ulteriore passaggio che però rappresenta un elemento di bond più forte rispetto alla carta virtualizzata, specialmente per un tipo di target più alto o maturo.

Tuttavia, le app che consentono di virtualizzare il codice a barre non mancano e così il vantaggio per chi riceve AMoneyGift può tornare, semplificato, anche sotto forma “digital”.

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GDO e transazioni finanziarie: le soluzioni tecnologiche che rivoluzionano i pagamenti

05/02/2025

GDO e transazioni finanziarie: le soluzioni tecnologiche che rivoluzionano i pagamenti

17.12.2024

Pagamento con carta fedeltà: incentiva la fidelizzazione dei tuoi clienti

La digitalizzazione sta trasformando profondamente il mondo dei pagamenti, e la GDO non fa eccezione. Nel primo semestre del 2024, il valore delle transazioni digitali con carta in Italia ha raggiunto 223 miliardi di euro, con un incremento dell’8,6% rispetto all’anno precedente. Una crescita trainata dalla diffusione dei pagamenti contactless, che oggi rappresentano quasi il 90% delle operazioni nei negozi italiani.

Tecnologie che semplificano e accrescono l’efficienza

I pagamenti contactless stanno ridefinendo l’esperienza cliente nei punti vendita. La possibilità di effettuare transazioni rapide e sicure, senza inserire il PIN per importi fino a 50 euro, è solo uno dei vantaggi di queste soluzioni. Sempre più diffusi anche i buoni pasto digitali, utilizzati attraverso smartphone con sistemi OTP (One Time Password), che garantiscono transazioni sicure e senza intoppi.

Nel contesto della GDO, è cruciale adottare tecnologie che ottimizzino non solo i processi di pagamento, ma anche la gestione dei dati associati. Grazie ai nostri strumenti, i clienti possono analizzare dettagli come il valore medio delle transazioni, identificare i circuiti più utilizzati e adattare le strategie di convenzionamento. Inoltre, i nostri sistemi semplificano la gestione di più banche, indirizzando automaticamente le transazioni verso quelle con commissioni più favorevoli.

Sicurezza e normative: una priorità

La sicurezza è al centro di ogni sviluppo tecnologico. Le nostre soluzioni sono certificate secondo i più alti standard e vengono continuamente aggiornate per conformarsi alle normative in evoluzione. Ad esempio, abbiamo già sviluppato moduli compatibili con le nuove disposizioni previste dal Ddl Bilancio 2025, che collegherà registratori di cassa e POS, facilitando la trasmissione dei dati all’Agenzia delle Entrate.

Il Ruolo di Argentea: partner tecnologico e consulenziale

Come facilitatore tecnologico, Argentea offre soluzioni integrate per semplificare la gestione delle transazioni, eliminando errori manuali e migliorando l’efficienza. Nei supermercati, il nostro software identifica automaticamente quali prodotti possono essere pagati con buoni pasto, gestendo la transazione in modo rapido e sicuro. Questo approccio riduce il carico di lavoro degli operatori e minimizza i margini di errore.

Le nostre tecnologie, come il portale AMoney, consentono una visione completa e dettagliata di tutte le transazioni, offrendo dati utili per analizzare le tendenze e prendere decisioni strategiche. Con noi, i clienti possono contare su un supporto completo, dall’implementazione all’adeguamento normativo, per affrontare con successo le sfide del mercato.

 

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Come effettuare uno storno pagamento Pos in pochi minuti

08/01/2025

Come effettuare uno storno pagamento Pos in pochi minuti

17.12.2024

Pagamento con carta fedeltà: incentiva la fidelizzazione dei tuoi clienti

Succede forse di rado, ma lo storno di un pagamento Pos è nell’ordine delle cose quando in ballo c’è relazione tra commerciante e cliente.

Anche nell’ambito dei pagamenti cashless, lo storno può tornare utile per correggere una transazione che non è avvenuta nei termini attesi e che quindi va, letteralmente, “volta all’indietro” (questo il significato del verbo stornare).

Prima di entrare nel merito, spiegando come, quando e perché eseguire la procedura, è bene chiarire cosa sia uno storno, concetto che a volte si sovrappone con quello di rimborso o di annullamento della transazione.

Storno pagamento Pos​: di cosa si tratta

L’obiettivo dello storno è sostanzialmente simile al rimborso, ovvero riaccreditare l’importo di una transazione contabilizzata sullo strumento di pagamento usato dal titolare. Tuttavia, la richiesta di un rimborso non ha necessariamente a che fare con una transazione errata. Il consumatore, infatti, può richiederlo quando non è soddisfatto del prodotto o se quest’ultimo non è conforme, quindi, anche nei casi in cui la transazione all’origine è formalmente corretta.

L’annullamento, d’altra parte, può avvenire subito dopo l’autorizzazione, a impedire che l’elaborazione vada a buon fine.

Diverso invece il caso in esame, quello dello storno. Si tratta, prendendo in prestito la definizione del glossario di Websim, di “una modifica contabile che annulla una transazione precedente”. In altre parole, una registrazione contabile “che sostituisce l’importo originariamente registrato con un nuovo importo, risultante dalla somma delle due operazioni”. Lo storno, prosegue ancora il glossario, “può essere usato in diversi modi, come ad esempio per modificare una transazione precedente, correggere un errore contabile o sostituire una transazione con una nuova”.

Tra le tipologie di operazioni di pagamento che possono essere oggetti di storno rientrano i pagamenti tramite Pos, ma anche fatture elettroniche, bonifici, scontrini, ecc. Lo storno può essere totale o parziale e può essere effettuato anche su una transazione pre-autorizzata.

Nella vita di un retailer è un evento tra i molti da gestire, ma anche da non sottovalutare.

Come effettuare lo storno pagamento su Pos

Restiamo nell’ambito del retail fisico, quindi del commercio in store, e delle transazioni che avvengono in modalità cashless, pagamenti effettuati con carta di credito, debito o prepagata, o metodi di pagamento alternativi. Nel momento del checkout, digitando la cifra sul Pos, si può verificare un errore di addebito, a causa di una cifra maggiore o minore dell’importo di un prodotto o di un doppio addebito fortuito.

Eseguita la transazione, e identificato l’errore, può essere necessario effettuare uno storno.

Ma da dove partire per risolvere il problema?

Ovviamente dal Pos stesso, che consente al merchant di gestire il transato.

Monitorare le transazioni effettuate e il loro stato è un compito che spetta in generale all’esercente, per avere sotto controllo tutto quello che avviene nel suo business. Accedendo alla lista delle transazioni, attraverso l’applicazione collegata al Pos e/o attraverso il terminale con il tasto apposito (es: menù), il retailer potrà accedere nella sezione dove è possibile consultare l’elenco dei movimenti e filtrare le informazioni per categoria o stato delle transazioni ed effettuare lo storno.

L’operazione si può concludere con la stampa di una ricevuta che conferma l’avvenuta operazione di storno, da dare per sicurezza al cliente.

Il registro del terminale Pos, aggiornato, rifletterà la cancellazione della transizione e come tale apparirà nella sezione transazioni.

Quale pagamento si può stornare?

Ma è possibile stornare qualsiasi pagamento, o solo il più recente in ordine temporale?

Non è possibile generalizzare, perché i Pos, come noto, non sono tutti uguali. Stornare l’ultimo pagamento ricevuto è, in linea di massima, consentito con più facilità e, nel farlo, il retailer dovrà seguire intuitivamente le indicazioni che offre il terminale.

Bisogna tuttavia operare con metodo, perché si tratta di un’operazione non reversibile una volta effettuata.

E le operazioni precedenti? Possono essere stornate, ma non sempre in modo semplice e automatico. In alcani casi, sarà possibile farlo direttamente da Pos, in altri bisognerà contattare la banca.

Lo storno è una procedura utile come ultima spiaggia ma, va da sé, conviene sempre fare attenzione al momento del checkout, così che non ce ne sia bisogno. Il pagamento, tanto più quando avviene in store, è un processo da effettuare in maniera semplice e affidabile. La ripetizione di una procedura non mette il consumatore a suo agio e genera insicurezza, pur sapendo che i dati sono protetti  e i soldi torneranno alla base. Insomma, meglio che sia “buona la prima”.

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Pagamento con carta fedeltà: incentiva la fidelizzazione dei tuoi clienti

17.12.2024

Pagamento con carta fedeltà: incentiva la fidelizzazione dei tuoi clienti

17.12.2024

Pagamento con carta fedeltà: incentiva la fidelizzazione dei tuoi clienti

Per milioni di consumatori, la carta fedeltà è un mezzo per ottenere vantaggi, ma anche per testimoniare una più forte predilizione verso un brand o un’attività di retail.

Sconti, premi, coupon sono ambiti in tutti i settori commerciali, ecco perché la carta fedeltà è ancora oggi una leva di marketing molto forte. Ma le potenzialità di questo strumento non finiscono nella fidelizzazione per ottenere benefit.

I programmi di loyalty possono infatti intercettare le trasformazioni che interessano l’ecosistema dei pagamenti.

Se evoluzione fa rima con integrazione: il pagamento con carta fedeltà 

In che modo? Diventando veri e propri tool per effettuare transazioni e quindi uno strumento per una customer experience più semplice, personalizzata e conveniente nella fase di check-out.

A consentire questa trasformazione è ancora una volta lo smartphone, sempre più un portafoglio digitale che custodisce dati di ogni tipo, compresi quelli relativi alle carte fedeltà. Anche queste ultime, infatti, sono sempre più digitali e possono anche essere archiviate tutte in una stessa applicazione: un ottimo metodo per averle sempre con sé e non smarrirle.

L’integrazione tra programmi di fidelizzazione e pagamenti non è un tema nuovo in sé. Basti pensare che un decennio fa aveva fatto notizia il volume delle transazioni via mobile app di un importante brand statunitense del settore horeca. Per molti clienti, in store, l’intero ciclo di pagamento avveniva attraverso l’applicazione del marchio. Gli importi venivano dedotti dal conto collegato alla card utente, presente in versione digitale all’interno dell’applicazione.

Questa evoluzione in termini di integrazione è stato promosso negli scorsi anni anche da chi, in prima battuta, ha lanciato applicazioni per consentire ai consumatori di virtualizzare le proprie carte fedeltà. In tal caso l’utente otteneva dal servizio una carta di credito virtuale ricaricabile via bonifico e automatizzata con soglie predefinite ai fini della spesa.

Un esempio piuttosto lampante dell’importanza di dotare i clienti di soluzioni evolute a portata di smartphone.

I vantaggi del pagamento con carta fedeltà 

Sbloccare il potenziale tecnologico delle carte fedeltà, sganciandole da funzioni classiche ma limitate, è vantaggioso sia per i merchant che per gli utenti.

Tra i buoni motivi per scommettere sull’integrazione, procedure di pagamento più rapide e snelle, maggiore fidelizzazione del consumer, aumento delle vendite.

Ma come pagare con la carta fedeltà? (H2)

Pagare con la carta fedeltà è possibile grazie a soluzioni come AMoneySmart di Argentea. In questo modo, le attività commerciali possono accettare pagamenti direttamente da smartphone da parte del cliente che, registratosi al servizio, associa la sua carta di credito alla fidelity card. Agli acquisti successivi potrà così mostrare solamente la fidelity e confermare il proprio pagamento con un semplice tap sullo smartphone.

Al termine dell’operazione, il cliente avrà conferma via mail della ricevuta transazione. Potrà anche impostare limiti di spesa mensile, per ponderare meglio le uscite.

Premiare la fedeltà con l’innovazione 

Unendo le funzioni del sistema fidelty con le potenzialità di interazione dello smartphone, il servizio non solo offre una nuova opzione per pagare comodamente, ma aiuta anche il merchant a migliorare la gestione dei clienti.

Scommettere su un approccio più evoluto ai programmi di fidelizzazione farà felici gli utenti, che sono sempre più abituati alla sintesi: lo stesso device per fare più operazioni, un solo ecosistema dove controllare più informazioni (dalle spese ai vantaggi accumulati, ad esempio).

Spetta quindi al retailer, per migliorare la sua immagine, andare oltre una visione standard della carta fedeltà, cogliendo le giuste occasioni per ampliare il range delle funzionalità connesse a questo tool, grazie anche a uno strumento semplice da usare e da implementare con il Pos.

Un’opzione perfetta per i contesti commerciali dove gli acquisti reiterati sono la norma, e tanto più, la fedeltà va protetta e incentivata.

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Come risparmiare sulle commissioni con il Pos senza banca

29.11.2024

Come risparmiare sulle commissioni con il Pos senza banca

29.11.2024

Come risparmiare sulle commissioni con il Pos senza banca

In passato il concetto di Pos senza banca poteva apparire utopico. Ma ad oggi c’è piena consapevolezza che il Point of sale può essere fornito da un istituto bancario, ma anche da una società indipendente.

Nell’immaginario comune i Pos della banca sono quelli usati negli esercizi commerciali grandi, con fili, collegati al telefono e strettamente connessi all’istituto di credito nel quale il retailer dispone già del suo conto.

In realtà, è una visione che rischia di non tenere il passo con il presente. Non solo esistono terminali Pos di ultima generazione messi a disposizione dalle banche, ci sono sul mercato soluzioni molto più innovative, che consentono ad esempio di trasformare tablet e smartphone in terminali di pagamento, senza hardware supplementare.

Le differenze tra Pos con banca e Pos senza banca 

Tornando a parlare di Pos, inteso come terminale anche hardware, possono essere definiti senza banca quei dispositivi mobili (lettori di carta, ndr), non vincolati da una linea fissa o remota, che funzionano con connessione internet Wi-Fi o con SIM, e che consentono di accettare transazioni in contesti diversi (dal chiosco dell’edicola alla fiera di paese, dal negozio allo studio del libero professionista).

Rientra nell’accezione “senza banca” anche un Pos fornito da una società indipendente che consenta di accettare tutti i pagamenti elettronici e che permette di attivare più profili bancari su cui instradare i pagamenti (come AMoneyPay di Argentea).

I Pos senza banca non richiedono inoltre l’apertura di conti dedicati, quindi già a monte azzerano questo tipo di costo.

Quando si decide di adottare un Pos, bisogna valutare la tipologia di business che si conduce, e le esigenze anche in termini di spese, tanto più se a compiere la scelta è un piccolo retailer.

Quali sono i costi a cui guardare?

Sicuramente quelli legati alle commissioni per transazioni, ma anche i canoni mensili o annuali per utilizzare il terminale. Quest’ultimo infatti può essere noleggiato, e va manutenuto e aggiornato anche al fine di garantire la sicurezza dei dati e la correzione di anomalie.

Da mettere in conto ci sono anche eventuali spese legate al recesso o alla disinstallazione.

Infine, occhio anche al tema commissioni, laddove vengano effettuate transazioni con carte emesse da istituti esteri, e alla presenza di vincoli di transazione minima mensile.

Pos senza banca o no: come scegliere

L’errore da non fare, quando si sceglie un Pos, è generalizzare: bisogna mettere a confronto le offerte dei singoli fornitori (banche comprese), al fine di avere un quadro esaustivo che tenga conto di costi di installazione, canone mensile, commissioni percentuali sul transato, costi di disinstallazione, costi per storno, ecc.

Certo, che il tema commissioni in ambito bancario esista è un dato di fatto. Non a caso, l’ABI (Associazione Bancaria Italiana), nel luglio del 2023, ha definito assieme ad altri soggetti un “Protocollo d’intesa per la mitigazione, la maggiore comprensibilità e comparabilità dei costi di accettazione di strumenti di pagamento elettronici”.

Nello specifico, l’ABI e l’APSP (Associazione Italiana Prestatori di Servizi di Pagamento) si impegnavano a invitare i propri associati a promuovere iniziative commerciali nei confronti degli esercenti, per ridurre l’impatto dei costi delle transazioni di basso valore, cioè di importo non superiore a 30 euro.

In particolare, “tali iniziative commerciali dovrebbero essere significativamente competitive per quanto riguarda le transazioni di importo unitario almeno fino a 10 euro” scriveva l’ABI.

Nel confronto tra Pos, il tema costi non è irrilevante e potrebbe far propendere l’esercente, soprattutto il piccolo retailer, per quello senza banca laddove si vogliano evitare i costi fissi di gestione (contando anche che i lettori di carta generalmente si comprano, non si affittano).

I costi di transazione esistono anche nei Pos senza banca, ma in questo caso la valutazione va fatta confrontando i singoli provider.

Anche il tema dell’assorbimento delle spese legate al Pos è rilevante. Ma, laddove non ci fossero volumi di transazioni importanti, perché non scegliere soluzioni più vantaggiose senza banca?

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Il tuo POS è sicuro? Rischi, tecnologie e best practice per proteggersi

14.11.2024

Il tuo POS è sicuro? Rischi, tecnologie e best practice per proteggersi

14.11.2024

Il tuo POS è sicuro? Rischi, tecnologie e best practice per proteggersi

Un Pos sicuro è un elemento indispensabile per rafforzare la confidence degli utenti nel pagamento elettronico.

I numeri dei pagamenti digitali con carta, infatti, continuano a crescere: hanno toccato la quota di 233 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2024, segnando un +8,6 rispetto al medesimo periodo un anno fa. Lecito pensare che gli utenti, oltre a comodità e velocità, associno una percezione di affidabilità e sicurezza all’intero processo di transazione cashless.

Ma il Pos, inteso come terminale di pagamento, è sempre sicuro? Le cronache restituiscono, talvolta, episodi poco incoraggianti che potrebbero preoccupare i consumatori. Un Pos non sicuro può costituire una minaccia per la sicurezza dei dati trattati; un vettore di frode; un elemento che incrina il legame di fiducia tra merchant e cliente.

Il Pos, infatti, può essere violato o alterato per scopi fraudolenti. L’esercente deve quindi mettere in atto le giuste misure per evitare danni alla sua reputazione, al suo business, e naturalmente ai clienti.

I potenziali fattori di rischio per il Pos

Quando il Pos diventa non sicuro? Quali sono le possibili truffe che potrebbero trarre in inganno clienti ed esercenti stessi?

Una truffa molto citata è quella dello skimming, che avviene quando un dispositivo esterno (es: pellicole sul tastierino, Pin pad falso) viene aggiunto a un sistema di pagamento per scopi fraudolenti, come la clonazione della carta e il salvataggio del codice Pin associato. Si tratta tuttavia di una tipologia di truffa più complicata da attuare in negozio, viene spesso citata infatti a proposito dei bancomat e di Pos installati in specifici contesti. Tuttavia, è la prova che non va sottovalutata la presenza di anomalie sui terminali di pagamenti.

Più comune invece è il rischio di malware. Da anni tra le minacce figura il malware Prilex: nato per colpire gli sportelli bancari, è arrivato a rappresentare un incubo anche per i Pos, riuscendo, nella sua ultima versione a “bloccare le transazioni contactless near-field communication (NFC) sui dispositivi infetti”. Quando questo accade, le vittime sono indotte a introdurre fisicamente le carte di credito/debito all’interno del pad da cui il codice malevolo esfiltra i dati per la transazione, manipolando i crittogrammi.

Truffe di questo tipo sono un grosso rischio per la reputazione dell’esercente che, pur essendo la prima vittima dell’attacco, potrebbe perdere credibilità agli occhi dei propri clienti.

Pos sicuro: la tutela passa dalla cybersecurity

Nonostante i rischi, è bene ricordare che il pagamento tramite Pos non è di per sé pericoloso.

In primis perché il dispositivo, proprio come altri device con una componente hardware e software, può essere protetto con soluzioni di cybersecurity (alcune sono pensate ad hoc per il settore retail).

I Pos possono essere sottoposti ad assessment ciclici per identificare e analizzare le vulnerabilità che li rendono penetrabili. In tal modo, è possibile capire chi o cosa minaccia il Point of Sale e provvedere con l’aggiornamento di specifiche patch. Il Pos, inoltre, è fornito da un provider che è tenuto a dare garanzie anche in termini di sicurezza, affidabilità e rispetto della compliance di specifici standard.

Pos sicuro: prassi semplici ed efficaci per retailer e ristoratori

Il commerciante deve in ogni caso mettere in atto misure semplici ma essenziali per garantire ai clienti un Pos sicuro. Ecco un recap di quelle più importanti.

  • Per poter accettare le transazioni, il Pos è connesso alla rete. Bisogna quindi garantire che la connessione a Internet sia inviolabile. Inoltre, meglio separare la rete a cui sono collegati i dispositivi Pos da quella destinata ai clienti.
  • L’accesso a funzionalità di configurazione e amministrazione dei Pos va protetto con password sicure, aggiornate periodicamente, e di cui sono a conoscenza solo le persone destinate a utilizzarlo. Bisogna ragionare come per qualsiasi altro dispositivo, evitando che persone non autorizzate possono avere accesso al setup delle impostazioni, una porta di accesso per installare i malware.
  • In alcuni contesti potrebbero essere presenti più Pos, perché, ad esempio, ci sono più casse. Bisogna tenere sotto controllo tutti i dispositivi per evitare smarrimenti, monitorando anche elementi accessori (cavi, connettori) e riservando ai device uno spazio sicuro, protetto e inaccessibile quando l’attività non è operativa.
  • La possibilità che dispositivi esterni vengano aggiunti al Pos per scopi fraudolenti deve spingere l’esercente a controllare che non siano presenti segnali di manomissione o caratteristiche anomale.

Infine, anche i dipendenti vanno formati e allenati a un uso corretto del Pos e a un atteggiamento proattivo in materia di sicurezza e tutela dei dati.

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Come abilitare il Pos del tuo ristorante al pagamento da smartphone

08.11.2024

Come abilitare il Pos del tuo ristorante al pagamento da smartphone

08.11.2024

Come abilitare il Pos del tuo ristorante al pagamento da smartphone

L’ascesa degli alternative payments e il crescente trend del pagamento da smartphone sono, per gli esercenti della ristorazione, un fenomeno con cui fare i conti, ma anche un’ottima opportunità per innovare e guardare avanti.

Accettare nuove modalità di elaborazione delle transazioni  equivale, infatti, ad aprirsi a nuovi target e nuove modalità di ingaggio con la clientela e, al tempo stesso, facilitare la vita di dipendenti e collaboratori.

Con il giusto Pos, è possibile cavalcare questa evoluzione senza complicazioni: vediamo come.

Pagamento da smartphone: un plus nella relazione con i clienti

Nell’ambito della crescita dei pagamenti digitali nella ristorazione, il fattore da non perdere di vista è la tendenza a fare a meno delle carte, appoggiandosi a dispositivi come smartphone o smartwatch per pagare. Se gli italiani che utilizzano il telefono per effettuare l’ultimo passaggio della customer journey sono oltre sette milioni, non resta che adeguarsi.

Un discorso che vale per tutti gli attori, grandi e piccoli. L’esercente, infatti, anche in contesti piccoli e laterali, deve tener conto dei bisogni dell’utenza, quella più competente a livello digitale (giovani, professionisti) e quella che, come nel caso dei turisti, può arrivare da contesti dove, rispetto allo scenario italiano, la penetrazione dell’innovazione nel sistema dei pagamenti è ancora più pervasiva.

Ma non c’è da temere: abilitare il Pos del proprio ristorante al pagamento da smartphone è un processo semplice.

Pagamenti da smartphone: il QR Code 

Quali sono i pagamenti da smartphone che l’esercente deve accettare?

In primo luogo, c’è quello in modalità A2A, ovvero account to account, che permette al cliente di inviare denaro all’esercente, direttamente dal suo conto senza dover utilizzare la carta o digitare importi.

In che modo? Scansionando un QR Code, che sarà esposto in cassa o generato sul display del Pos dall’esercente al momento del pagamento. Il cliente, inquadrandolo con l’app del suo servizio di pagamento mobile/banca, potrà avviare la transazione con una semplice conferma.

AMoneyAP: la soluzione semplice per pagare con QR Code

Consentire un pagamento di questo tipo non richiede necessariamente l’utilizzo di altri dispositivi: esistono soluzioni per integrare nel proprio Pos un modulo dedicato in modo semplice e fluido.

È proprio questo che fa AMoneyAP di Argentea, la soluzione che consente di predisporre sul terminale il QR Code per effettuare il pagamento con il metodo alternativo preferito.

Le applicazioni per il trasferimento di denaro sono infatti varie: in alcuni casi, l’utente utilizzerà direttamente l’app del servizio (Satispay, Bancomat Pay), in altri casi, potrebbe usare anche quella della banca.

La forza di un modulo flessibile come AMoneyAP è quella di accettare i più diffusi tipi di pagamento alternativo, venendo incontro alle diverse esigenze del cliente, tramite un solo Pos. Non solo: grazie a questo strumento versatile, non è necessario nemmeno esporre in cassa i singoli QR Code associati ai diversi player.

Pagamenti alternativi per il Pos: non solo QR Code

Il QR Code è sicuramente una della modalità di pagamento alternativo più veloci e funzionali, soprattutto con un modulo integrato che permette una transazione immediata, senza necessità per il cliente di ricercare il merchant o digitare manualmente importi nell’app.

Tuttavia, i pagamenti via smartphone semplificano la vita del ristoratore anche laddove il cliente scegliesse di utilizzare un’app che funziona come wallet, quindi di fatto un portafoglio digitale che memorizza le info della carta. In questo caso, il pagamento viene abilitato avvicinando lo smartphone al terminale, grazie alla tecnologia NFC integrata nel telefono, proprio come se si trattasse di una carta contactless.

Infine, è utile ricordare che pagare con lo smartphone è possibile anche quando in ballo ci sono i buoni pasto elettronici, ovvero quando il ticket viene caricato nella app, per consentire al cliente di usare il benefit aziendale in forma digitale.

Un esempio ulteriore e complementare dell’importanza, per il ristoratore, di potenziare il Pos e renderlo pronto davvero a ogni evenienza.

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Mobile payment senza pensieri: i vantaggi di una soluzione integrata

04.11.2024

Mobile payment senza pensieri: i vantaggi di una soluzione integrata

04.11.2024

Mobile payment senza pensieri: i vantaggi di una soluzione integrata

Grazie al mobile payment, milioni di italiani hanno imparato a fare a meno del cash, ma anche della carta. Oggi lo smartphone può assolvere alla funzione di portafoglio digitale e consentire di concludere in maniera semplice e intuiva la fase di check-out, in presenza o da remoto.

La diffusione dei pagamenti digitali in negozio  continua a crescere, e si tratta di una modalità particolarmente popolare tra i giovani. I merchant non hanno scelta: per non restare indietro, bisogna adeguare il proprio POS per accettarli.

Mobile payment: un fenomeno in crescita

Stando ai dati dell’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2023 il transato mobile payment in negozio valeva 29 miliardi di euro (cifra che somma pagamenti da smartphone e wearable devices, come lo smart watch), con una crescita del +78% rispetto al 2022.

Cos’è e come funziona il mobile payment? 

Ma come funzionano i pagamenti da smartphone?

Il concetto di mobile fa riferimento al fatto che il pagamento avviene tramite dispositivo, ma, in ogni caso, si appoggia sempre ai dati della carta o del conto corrente del cliente.

Questi dati vengono inseriti precedentemente dal cliente in un’app o in un wallet, scelto in base alle sue esigenze e alle specifiche del suo dispositivo. Sono numerosi i wallet digitali disponibili, alcuni dei quali sono specificamente disegnati per un determinato ecosistema (Android, iOS, ecc).

Al momento del pagamento, i dati della carta o del conto sono trasmessi al POS abilitando la transazione, che sarà effettuata immediatamente. Questo può avvenire attraverso due diverse tecnologie: QRcode, o NFC (Near Field Communication).

Nel primo caso, l’operatore di cassa mostrerà al cliente sul display del terminale POS un QRcode  generato automaticamente, e basterà inquadrarlo con il dispositivo tramite la relativa app e autorizzare l’operazione.

In alternativa, la comunicazione tra terminali di pagamento può avvenire anche tramite tecnologia NFC, che utilizza la comunicazione wireless a breve distanza – la stessa utilizzata dalle carte contactless.

Pagamento da smartphone: come accettarli dal POS?

La varietà dei player che opera nell’ambito del mercato dei pagamenti da dispositivi mobili è sicuramente un vantaggio per gli utenti, che godono di più scelta. Al tempo stesso, deve essere un incentivo per il merchant a soddisfare i diversi target senza complicarsi la vita, tramite un POS unico in grado di accettare diverse soluzioni.

Non sarà quindi necessario avere diversi strumenti per accettare i diversi tipi di applicazione (mobile wallet, app di banche, ecc): un solo modulo può abilitare il POS a riconoscere più tipologie di alternative payments (macrocategoria a cui afferiscono i pagamenti da smartphone e wearable).

Un esempio, in casa Argentea, è il modulo AMoneyAP che consente di accettare Satispay, AmazonPay, BancomatPay, WeChatPay, Alipay, Tinaba.

Mobile payment: perché oggi è una scelta obbligata

La pervasività dell’utilizzo dello smartphone spinge oggi il merchant a mettere a disposizione del cliente questa opzione di pagamento, o rischiare di perdere potenziali acquisti. L’aggiornamento del sistema POS è il primo passo: bisogna tener conto di tutti gli aspetti, tecnici ma non solo (conformità normativa, privacy), che rendono l’esperienza di pagamento  qualitativa, veloce e sicura.

Milioni di italiani si affidano al mobile payment per gli acquisti, in ambiti molto diversi: ristorazione, servizi alla persona, commercio al dettaglio ma anche consegne, distributori automatici e chioschi. Anche i professionisti possono accettare pagamenti per le proprie prestazioni con questa modalità.

Certo, alcuni clienti potrebbero non aver ancora abbracciato questa modalità di pagamento. Tuttavia, non accettare il mobile payment equivale a ignorare tutto il target giovane e digitalmente competente che ha cominciato a pagare in digitale proprio con lo smartphone.

Insomma, per esercenti grandi o piccoli che sia, è un’opportunità da non farsi sfuggire.

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Come implementare in cassa il pagamento con QR Code

04.11.2024

Come implementare in cassa il pagamento con QR Code

04.11.2024

Come implementare in cassa il pagamento con QR Code

Il pagamento con QR Code è una delle modalità preferite dai consumatori che scelgono, in particolare in negozio, di saldare cashless e touchless.

Negli ultimi anni, diversi eventi hanno contribuito alla generale popolarità del codice a barre quadrato. Pensiamo al periodo della pandemia, quando era l’unico tool a disposizione per consultare il menù di un ristorante.

Applicando all’ambito dei pagamenti la capacità del QR Code di veicolare informazioni utili, il suo potenziale si è manifestato appieno.  

La sua ascesa come strumento per avviare e concludere una transazione è strettamente connessa alla forte affermazione dei pagamenti tramite dispositivi mobili.

Sempre più persone infatti usano il cellulare per pagare, senza più estrarre la carta, ormai virtualizzata. A volte basta cliccare su un collegamento ipertestuale (come nel caso Pay by Link), altre inquadrare un QR Code.

Come funziona il pagamento con QR Code? 

Il QR Code (Quick Response Code) è un codice a barre a risposta rapida che offre informazioni, fisse o aggiornabili, che vengono decifrate da un lettore/scanner.

Quando il QR è utilizzato per contenere info utili a elaborare un pagamento, lo scanner le decodifica come tali e porta l’utente a compiere pochi passaggi (solitamente un’approvazione tramite codice pin o riconoscimento biometrico) per concludere la transazione.

Il merchant che accetta pagamenti alternativi deve quindi mettere a disposizione dell’utente quest’opzione. In che modo? Generalmente, partendo dal Pos.

Come offrire al cliente il pagamento con QR Code?

Come abbiamo più volte raccontato, non è necessario possedere molteplici dispositivi Pos per accettare diverse tipologie di pagamento. Ma è fondamentale rendere il Pos uno strumento flessibile per offrire al cliente la sicurezza di poter saldare il conto come preferisce.

In questo caso, l’esercente dovrà generare un QR Code, affinché l’utente possa scansionarlo con l’app della banca, del wallet o del servizio che utilizza per effettuare pagamenti mobili.

Ci sono diversi modi per accettare pagamenti tramite QR Code.

Il lettore QR Code integrato nel Pos

Partiamo dal Pos classico, inteso come strumento che combina software e hardware, e quindi dai pagamenti che avvengono in cassa.

Il merchant può generare il QR Code grazie all’integrazione di un modulo dedicato, che permetterà di predisporre sul display del Pos il codice da mostrare al cliente al momento del check-out. Un esempio di questo approccio è AMoneyAP di Argentea, che consente di accettare questa e molte altre tipologie di pagamento alternativo.

Inquadrando il QR Code direttamente sul Pos, il cliente non avrà bisogno di svolgere alcuna operazione, come ricercare il merchant da un elenco o inserire manualmente importi. Sarà l’app a leggere i dati codificati e a immettere in automatico quelli di pagamento.

L’utilizzo di app

In assenza di un Pos fisico, il codice può anche essere generato dall’app del provider che l’esercente ha scelto per i servizi di pagamento, e che offrirà l’elaborazione del QR Code tra le opzioni in menù.

Questa casistica è rilevante principalmente per situazioni di pagamento al di fuori di un’attività “fissa”, come per esempio fiere o bancarelle.

L’alternativa analogica

A fronte di diverse esigenze, il QR Code può essere anche stampato ed esposto alla cassa, in chiave phygital.

Sebbene meno pratica, questa opzione può essere utile in particolare laddove i pagamenti siano reiterati (palestre, associazioni, ecc).

Il QR code è anche online

Vale la pena ricordare, per quelle attività che hanno canali e-commerce, che anche un sito web può offrire ai clienti, tra le varie alternative di pagamento, un codice QR presente nella pagina del check-out. Ai clienti basterà scansionarlo per evitare di inserire i dati della carta di credito.

Perché offrire il pagamento con QR Code conviene?

Offrire al cliente la possibilità di pagamento con QR Code è fondamentale per ogni attività che vuole stare al passo con i bisogni dell’utenza.

Inoltre, la semplicità e la velocità di questo metodo di pagamento sono due vantaggi notevoli per l’utente, ma anche per il commerciante, che ottiene un surplus competitivo ogni qual volta riduce i tempi e offre una customer experience più fluida.

Se l’opzione di pagamento via QR Code è utilizzata anche in ambiti più burocratici, come i pagamenti alla pubblica amministrazione, come possono farne a meno in cassa il retail e la ristorazione?

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