La pandemia Covid ci ha messo lo zampino ma la tecnologia ha fatto passi da gigante per migliorare affidabilità e sicurezza. Senza tener conto delle ormai perfette integrazioni con i dispositivi elettronici personali, dagli smartphone agli smartwatch. Con questi presupposti non è difficile considerare gli e-payments come strumenti essenziali per la vita quotidiana e per il lavoro. Ebbene, molto si è fatto in Italia, ma tanto si può ancora fare.
Una recente analisi di Mediobanca ha confermato le “grandi potenzialità di crescita” del mercato italiano dei pagamenti elettronici. Dimenticando l’annus horribilis 2020, il report sostiene che dai primi tre trimestri del 2021 sono emersi “segnali positivi”, con le PayTech “sulla via della crescita”: “I ricavi si attestano a quota 110,6 miliardi di euro (+14,4% sui primi nove mesi 2020, di cui +14,5% le statunitensi e +11,6% le europee), mentre il risultato operativo è migliorato del 17%, con i gruppi europei in accelerazione (+24,1%)”.
Insomma, la pandemia ha accelerato la “rivoluzione” già in corso degli e-payments. Nel 2020 il mercato dei pagamenti in Italia si è fermato a 245,8 miliardi di euro (-8,8% rispetto ai 269,6 del 2019). A reggere meglio l’urto, ovviamente, è stato il settore dei digital payments.
I dati di Mediobanca parlano chiaro: “Sono cresciuti con un tasso medio del +7,1% nel 2018-2020, sfiorando così il valore complessivo di 40 miliardi di euro nel 2020, di cui 35,5 miliardi relativi a strumenti prepagati (moneta elettronica). In totale, a fine 2020 lo stock di moneta elettronica in circolazione in Italia era pari a 11,4 miliardi (+28,1% sul 2019)”.
Tuttavia, per gli esperti di Mediobanca aumenta il ricorso agli e-payment, ma rimane “ancora elevata” la quota del contante sul transato in Italia: il 58% nel 2019 a valore e l’83% a volume. E sono dati superiori alla media europea (rispettivamente 48% e 73%).
Più nel dettaglio, il dossier di Mediobanca spiega che il comparto degli acquisti online è uno dei più “dinamici” con ricavi in forte progressione (+748,9%), e nel 2020 “chiudono in territorio positivo solo le soluzioni di pagamento (risultato netto pari al 14,2% dei ricavi) e i POS innovativi (3,1%)”.