Grazie al mobile payment, milioni di italiani hanno imparato a fare a meno del cash, ma anche della carta. Oggi lo smartphone può assolvere alla funzione di portafoglio digitale e consentire di concludere in maniera semplice e intuiva la fase di check-out, in presenza o da remoto.
La diffusione dei pagamenti digitali in negozio continua a crescere, e si tratta di una modalità particolarmente popolare tra i giovani. I merchant non hanno scelta: per non restare indietro, bisogna adeguare il proprio POS per accettarli.
Stando ai dati dell’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2023 il transato mobile payment in negozio valeva 29 miliardi di euro (cifra che somma pagamenti da smartphone e wearable devices, come lo smart watch), con una crescita del +78% rispetto al 2022.
Ma come funzionano i pagamenti da smartphone?
Il concetto di mobile fa riferimento al fatto che il pagamento avviene tramite dispositivo, ma, in ogni caso, si appoggia sempre ai dati della carta o del conto corrente del cliente.
Questi dati vengono inseriti precedentemente dal cliente in un’app o in un wallet, scelto in base alle sue esigenze e alle specifiche del suo dispositivo. Sono numerosi i wallet digitali disponibili, alcuni dei quali sono specificamente disegnati per un determinato ecosistema (Android, iOS, ecc).
Al momento del pagamento, i dati della carta o del conto sono trasmessi al POS abilitando la transazione, che sarà effettuata immediatamente. Questo può avvenire attraverso due diverse tecnologie: QRcode, o NFC (Near Field Communication).
Nel primo caso, l’operatore di cassa mostrerà al cliente sul display del terminale POS un QRcode generato automaticamente, e basterà inquadrarlo con il dispositivo tramite la relativa app e autorizzare l’operazione.
In alternativa, la comunicazione tra terminali di pagamento può avvenire anche tramite tecnologia NFC, che utilizza la comunicazione wireless a breve distanza – la stessa utilizzata dalle carte contactless.
La varietà dei player che opera nell’ambito del mercato dei pagamenti da dispositivi mobili è sicuramente un vantaggio per gli utenti, che godono di più scelta. Al tempo stesso, deve essere un incentivo per il merchant a soddisfare i diversi target senza complicarsi la vita, tramite un POS unico in grado di accettare diverse soluzioni.
Non sarà quindi necessario avere diversi strumenti per accettare i diversi tipi di applicazione (mobile wallet, app di banche, ecc): un solo modulo può abilitare il POS a riconoscere più tipologie di alternative payments (macrocategoria a cui afferiscono i pagamenti da smartphone e wearable).
Un esempio, in casa Argentea, è il modulo AMoneyAP che consente di accettare Satispay, AmazonPay, BancomatPay, WeChatPay, Alipay, Tinaba.
La pervasività dell’utilizzo dello smartphone spinge oggi il merchant a mettere a disposizione del cliente questa opzione di pagamento, o rischiare di perdere potenziali acquisti. L’aggiornamento del sistema POS è il primo passo: bisogna tener conto di tutti gli aspetti, tecnici ma non solo (conformità normativa, privacy), che rendono l’esperienza di pagamento qualitativa, veloce e sicura.
Milioni di italiani si affidano al mobile payment per gli acquisti, in ambiti molto diversi: ristorazione, servizi alla persona, commercio al dettaglio ma anche consegne, distributori automatici e chioschi. Anche i professionisti possono accettare pagamenti per le proprie prestazioni con questa modalità.
Certo, alcuni clienti potrebbero non aver ancora abbracciato questa modalità di pagamento. Tuttavia, non accettare il mobile payment equivale a ignorare tutto il target giovane e digitalmente competente che ha cominciato a pagare in digitale proprio con lo smartphone.
Insomma, per esercenti grandi o piccoli che sia, è un’opportunità da non farsi sfuggire.